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DA MODELLA A STILISTA: TINA IANNOTTA


Raccontaci dei tuoi esordi ad Asmara, le tue sfilate etc.

La mia esperienza in questo campo risale alla mia prima infanzia, quando per gioco, con molto trasporto e gusto, vestivo le mie bambole Barbie: erano le più eleganti del quartiere (Bar Torino). L'ideare vestiti e farli sfilare appartenevano al mondo del mio immaginario, al mondo dei miei sogni anche perché ho respirato questa atmosfera fin dalla mia nascita: sono una figlia d'arte! Mia madre vestiva le donne più benestanti del paese e lavorava da Ariston che confezionava anche gli abiti per la famiglia imperiale di Hailè Sellassiè. Dalle foto potrai vedere che ho fatto anche la modella, ma quello (lo capii subito) non era un lavoro che faceva per me.

Modella ad Asmara

Quando, come, dove è nato il marchio "Tinya"?
Rovistando nel cassetto delle stoffe e … dei sogni, ho trovato dei tessuti (i classici zurià), stupendi soprattutto per la loro alta qualità artigianale ed ecco l'idea! Perché, mi sono detta, non europeizzarli nel gusto? E così è nato il marchio Tinya: l'acronimo del mio nome e cognome accompagnato da un logo che rappresenta una donna alata formata da fili che si dipanano da tre P che stanno per People Planet e Profit. People perché l'attenzione alle persone deve essere il fulcro di qualsiasi iniziativa. La gente siamo noi. Planet perché il pianeta è il teatro di questa nostra esistenza. Profit perché il profitto è indispensabile per vivere, ma per essere sufficiente all'armonia della vita deve obbligatoriamente prendere in considerazione anche le altre due P.
Disegni tu i modelli?
Sì, disegno io tutti i miei modelli e quando qualcosa non torna sono capace di non dormire la notte per pensare ai particolari, alle rifiniture, al tocco dell'originalità. Il mio fine è quello di creare una griffe d'avanguardia visto che ci stiamo movendo verso una società multietnica e rivisito con un'ottica vestiaria adeguata un'utenza che sempre più numerosa ricerca il nuovo e l'inedito. L'ispirazione di fondo resta la tradizione della tessitura etiopica, che è un patrimonio culturale centenario di tale bellezza e così prezioso che merita di essere lanciato e divulgato.
Dove ti procuri il materiale, le stoffe, etc.?
La fortuna mi ha fatto incontrare una signora che ha dieci telai e mi fa i tessuti su ordinazione con i disegni ed i colori che le ordino e chiunque indossa un mio capo è sicura che è un capo unico ed esclusivo.
Questi tessuti hanno un nome?
Hai mai sentito parlare dello shid-shid? E' una garza delicata, leggera, tramata a mano per cui presenta delle caratteristiche particolari e subito dopo la tessitura assume un aspetto plissè. E' pura fibra di cotone che viene raffinata con bordure fatte con fili di seta.
Collabori con qualche altro stilista?
Per un certo periodo ho lavorato con delle ragazze dell'Accademia della moda di Napoli, ma ora più che collaborare mi confronto con altri stilisti con cui mi relaziono amichevolmente.
Sei conosciuta all'estero?
Ancora non molto, ma sono convinta che in futuro questo tipo di moda (che è destinata ad occupare solo una nicchia del mercato) sarà apprezzata soprattutto all'estero.
Nel 2003 hai sfilato ad Addis Abeba. Dicci qualcosa di più di quella sfilata.
Addis Abeba è stato veramente un gran successo: le signore lì presenti si sono tutte chieste, incredule, se quelle stoffe erano veramente etiopiche. Il successo che ha avuto quella sfilata non è stato soltanto dato dall'esordio su quella passerella, ma su ciò che è accaduto dentro di me. Pensavo di aver portato un momento glamur in quella città che mi apparteneva per estrazione culturale, invece ho respirato una tale pienezza, una tale soddisfazione da rendermi conto che il "grande momento" sono stata io a riceverlo.

Addis Abeba 2003

Chi volesse acquistare le tue creazioni, dove può farlo?
Per ora a Caserta presso il mio atelier in via Ferrante 15 oppure scrivendo alla mia e-mail (tinya@libero.it).
Soddisfa una nostra curiosità: perché tutte le tue modelle sfilano a piedi nudi?
Bella osservazione! Le scarpe sono per una donna il prolungamento dell'anima e chi indossa i miei vestiti ama una moda che riscopre il piacere del tempo fatto per viaggiare e socializzare, lontana dai ritmi metropolitani. Perché dunque un vestito che rappresenta una testimonianza di libertà deve essere ingabbiato nelle scarpe? Inoltre i veri protagonisti non sono i vestiti ma le donne che li indossano e quindi si possono accessoriare secondo i gusti e le esigenze individuali e del momento.
Grazie, Tina.
 
 
 
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27 Febbraio 2006



Tina ci informa che è ora attivo anche il suo sito Internet a questo indirizzo: http://www.tinja.it/
9 Novembre 2007

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