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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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Questo profilo del Circolo "M. Visintini" è stato tracciato da Gianni Cinnirella per la Biblioteca Archivio “Africana” di Fusignano (Ravenna) diretta da Giancarlo Stella (fra parentesi, parente per parte di madre con la mamma di Mario Visintini.) Ricordiamo, inoltre, che Silvano Narrate ha dedicato una pagina web allo stesso gruppo di cui forniamo qui di seguito i relativi link:

http://web.tiscali.it/silvanonarrante/GruppoG_MarioVisintini.htm
http://xoomer.virgilio.it/silvano.narrante/GruppoG_MarioVisintini.htm

Nella pagina seguente, un album fotografico gentilmente messo a disposizione da Gianni Cinnirella.

* * * * * *

IL CIRCOLO "MARIO VISINTINI"
di Gianni Cinnirella



Dalla fondazione alla chiusura

Nell'anno 1948 tra gli alunni che frequentano la terza ragioneria ci sono Edoardo Pollastri, Ugo Rizza, Ugo Macaluso, Giovanni Cinnirella, Sergio Casabona, per quelle particolari coincidenze che accadono, tra queste persone di caratteri diversi vi è una sola cosa che li accomuna, la stessa fede politica, molto nostalgica ma vissuta al presente, adeguandosi ai tempi correnti. I suddetti sono tutti simpatizzanti del MSI.
In quegl'anni in Eritrea fare politica di destra era reato per le leggi dell'inglese occupante, in Asmara ufficialmente operavano il PCI e la DC, unici partiti autorizzati, con appropriate sedi ed adepti, ad operare alla luce del sole. Per contro a chi aveva le nostre idee mancava lo spazio per esprimerle o almeno dibatterle. Noi 5 ci scambiavamo opinioni o notizie in classe oppure qualche volta in casa di Pollastri, la cui famiglia era molto tollerante alla nostra invasione. Tra i nostri professori vi era Luigi D'Errico, insegnante di geografia, uno di quei professori, come raramente accade, che sapeva insegnare, ci teneva legati alle sue spiegazioni in maniera avvincente, uno di quei professori per cui non avevamo nessuna necessità di completare le lezioni con lo studio sui libri. Con lui la lezione era una conversazione di facilissimo apprendimento. Il D'Errico era schierato politicamente come noi.
Il MSI era ben rappresentato in Eritrea, ma noi non lo sapevamo, appunto per i problemi posti dall'amministrazione inglese. I dirigenti di un certo rilievo erano Il dott. Di Meglio, il Comm. Torriani, l'Avv. Rusmini, il prof. Biagetti, l'ing. Checchi e lo stesso D'Errico. Fu proprio quest'ultimo a capire e segnalare la nostra idea politica ai primi. Una mattina in classe Pollastri arrivò con la grande novità, era l'ora di costituire la frangia giovanile del MSI, il pomeriggio precedente era stato convocato dal Comm. Torriani e dall'ing Checchi ed invitato ad operare perché si costituisse un partito segreto che avrebbe potuto un giorno operare alla luce del sole tenendo conto che l'Italia non aveva perso le speranze di tornare in Eritrea anche se solo come amministratrice fiduciaria per alcuni anni.
Fu per noi l'inizio di una avventura che ai nostri occhi aveva tutto il mistero della carboneria studiata sui libri di scuola. Affittammo una stanza all'interno di un cortile nel quartiere di Gaggiret, in via Armando Diaz, proprio di fronte alle officine ufficiali dell'Alfa Romeo automobili. La sera dopo cena ci riunivamo in quella "sede" alla chetichella, dopo aver attraversato il buio cortile uno alla volta. I nostri vicini, anzi per meglio dire le nostre vicine, erano tutte donne dedite alla prostituzione, in tigrino sciarmutte. Se qualcuno ci avesse notato avrebbe pensato che andavamo a visitare donne di malaffare. La "sede", una stanza dal soffitto basso di tela su cui scorrazzavano spesso dei topi, era ammobiliata con un tavolo e diverse sedie pieghevoli. Sotto una luce fioca, come si conviene a dei cospiratori, si dibattevano articoli di giornale, e opuscoli di carattere politico. Un certo Zambelli, padroncino di alcune autobotti addette alla distribuzione dell'acqua in Asmara, era il nostro corrispondente con i grandi ed in particolare con il Torriani ed il Checchi.
Un giorno del 1949 ci fu annunciata una visita importante, si trattava di Gian Luigi Gatti coordinatore dei servizi esteri del partito che, tra le altre cose, voleva conoscere il nostro gruppo. Il Gatti che era imbarcato su di una nave in transito nel porto di Massaua, con un ingegnoso espediente si era fatto rilasciare dalla autorità inglesi un visto provvisorio di poche ore con la scusa di salutare degli amici nella stessa Massaua. Con la complicità del comm. Torriani fu trasportato clandestinamente in Asmara dove avemmo l'occasione di incontrarlo. In tale circostanza ci portò i saluti del segretario nazionale del MSI l'onorevole De Marsanich. A corollario di detta visita, poco tempo dopo fu inviato in Asmara sempre dal partito un certo Stefano, (non ricordo il cognome) giovane preparato e dotato di una invidiabile loquacità e quel che più conta di una voluminosa serie di libri, riviste ed opuscoli pubblicati dal MSI. A completare le carte vi erano lo statuto ed una lettera ufficiale del presidente De Marsanich rivolta a noi con l'invito a fare proseliti e a difendere ad ogni costo l'amor patrio in nome della nostra cara Italia. Lo Stefano ci indottrinò per qualche mese fino a quando l'amministrazione occupante lo considerò un provocatore e lo invitò quale persona indesiderabile a lasciare l'Eritrea. Il servizio segreto inglese in quella occasione si dimostrò latitante, infatti noi continuammo le nostre riunioni senza problemi.
Il 6 maggio 1949 si presentò l'occasione di dimostrare il nostro credo politico e la preparazione quali agitatori. I notiziari radio della notte avevano comunicato che l'Italia aveva rinunciato a tutti i diritti e a tutte le pretese sulle ex colonie italiane con il famoso compromesso "Bevin-Sforza". La mattina davanti ai cancelli della scuola, l'Istituto Vittorio Bottego alle baracche, dopo una breve consultazione tra noi organizzammo uno sciopero generale, il primo in tutta la storia delle scuole italiane in Eritrea. Bloccando i cancelli e coadiuvati da alcuni alunni della classe superiore alla nostra, impedimmo l'ingresso nelle aule. Un certo De Beni e il nostro Pollastri arringarono gli studenti spiegando loro il perché ed il percome di quel gesto. Il preside Milani, un padre per noi, avendo capito la pericolosità della situazione, cercò di contrastare lo sciopero, ma la nostra determinazione era troppo forte. Riuniti in corteo tutti insieme ci dirigemmo alle scuole del liceo Ferdinando Martini, qui irrompemmo aula per aula invitando gli studenti ad uscire, invano contrastati dal preside Ponzanelli e dai professori. Il secondo obiettivo fu raggiungere l'Istituto Magistrale in zona 78, dove ripetemmo l'invasione delle aule.
Una volta riunita la massa degli studenti ci apprestavamo a formare ordinate colonne per dirigerci verso il centro della città, quando improvvisamente arrivarono due camionette inglesi dalle quali un paio di ufficiali ci ingiunsero di sciogliere il corteo, per tutta risposta i più grandi di noi si avventarono sulle macchine e le ribaltarono occupanti compresi. Qui bisogna dare atto alla freddezza inglese, malgrado fossero armati non reagirono, forse tennero conto che la folla era costituita da qualche migliaio di ragazze e ragazzi. Giunsero poliziotti di rinforzo e cominciarono gli arresti, a questo punto come era scontato gli studenti si dispersero in un batter d'occhio. De Beni (il padre era membro del tribunale di Asmara) fu ammanettato, cercammo di liberarlo ma un ufficiale inglese esplose alcuni colpi di pistola in aria che ci indussero a fuggire. De Beni fu presto rilasciato e gli inglesi inviarono nelle scuole un proclama con cui avvertivano che non avrebbero tollerato un'altra azione come quella avvenuta.
Nei primi mesi del 1950 si concretizzò l'idea di trasformare il partito segreto in un circolo per giovani. Fu così che venne fondato il circolo giovanile Mario Visintini, venne aperta una sede in Viale Garibaldi a fianco del Bowling. Una parte del fitto ci veniva versato dal comm. Torriani, carismatica e autorevole figura. Per l'intestazione bisognava scegliere tra due eroi, il capitano pilota Mario Visintini, medaglia d'oro al valore militare, ed il generale Orlando Lorenzini egualmente medaglia d'oro. Prevalse il primo all'unanimità, ai nostri occhi era l'eroe incontrastato dei cieli di Asmara: lo avevamo visto duellare con il nemico; aveva al suo attivo 17 vittorie certe ed altre tre o quattro probabili; aveva soffiato con uno spettacolare atterraggio fuori campo, agli inglesi accorrenti, un compagno caduto in territorio nemico sudanese; aveva un fratello famoso anche egli medaglia d'oro che tra l'altro aveva partecipato all'attacco della flotta inglese nel porto di Alessandria d'Egitto; era infine un pilota di aeroplani: sogno di noi tutti.
Gli spaziosi locali furono addobbati con poltrone e tavoli, un tavolo da ping-pong, un biliardo e cosa importante una splendida elica del caccia CR32 che ci piaceva pensare appartenesse ad uno di quelli pilotati dallo stesso Visintini. Fu creato uno speciale gagliardetto con un'asta d'acciaio, e una bandiera tricolore triangolare. La punta dell'asta, mi piace ricordarlo, fu da me personalmente tagliata dal cancello del nostro "nemico politico" del momento, il giornalista Oscar Rampone dalla sua villa in una traversa di Corso Italia (ex Viale Mussolini). A quella goliardica impresa parteciparono Franco Milani e Renato Piazzalunga con il suo camioncino Fiat 522 accostato al muro della villa il cui pianale era l'ideale per raggiungere l'obiettivo. A completamento dell'opera rompemmo con sassi alcuni vetri della casa, il Rampone rispose con alcuni colpi di pistola probabilmente esplosi in aria. Tutto ciò faceva parte delle idee esaltate del momento e dell'età.
Iniziata l'attività fu nostra cura fare una cernita dei soci ammessi, le convinzioni politiche contrarie erano motivo di non ammissione. Con il tempo e gli eventi cambiò radicalmente il nostro status di italiani, cadde anche il pregiudizio politico e la politica venne bandita dal circolo.
Fu allora che in poco tempo si raggiunse la bella cifra di circa 400 soci.
Il circolo divenne il più importante centro di riferimento dei giovani asmarini. Le attività organizzate furono molteplici tra cui:
- Marce di protesta e dimostrazioni contro l'autorità inglese che tacitamente favoriva il proliferare del banditismo con conseguente uccisione degli italiani
- Comitati culturali a carattere letterario, scientifico, musicale e sportivo
- Feste danzanti favolose.
- Una compagnia teatrale costituita dai soci Ugo Rizza e Gianfranco Spadoni (tra i tanti attori ricordo Gianfranco Spadoni, Ugo Rizza, Eugenia Picca, Cettina Safiotti, Demetrio Patsimas, Allatta, Gilberto Paraschiva, Enzo Pavone, fratelli Giuseppe e Franco Toni, Ugo, Vera e Laura Carobbi, Alfredo Minghetti, Piero Tinghino) che mise in scena "Un siciliano a Parigi" una commedia scritta diretta e recitata dai suddetti presso il locale cinema teatro Santa Cecilia con un strepitoso successo, tanto da dover replicare parecchie volte lo spettacolo
- Una corsa con carretti muniti di cuscinetti a sfera giù per la terribile discesa del Dorfu.
- Competizioni di lotta libera e pugilato dilettantistico

- Diverse cacce al tesoro notturne spettacolari e combattute
- Un concorso Lascia o raddoppia sul modello di quello della Rai
- Diverse gare di tiro a segno con fucili ad aria compressa
- Diverse gare di tiro al volo al piccione ed al piattello
- Gite di caccia nella savana del bassopiano occidentale sui fiumi Barca ed Anseba
- Gare di biciclette e di ciclo cross
- Programmi di cineclub amatoriali
- Gare di calcio, sfide di caccia, partite di bowling contro il tradizionale avversario il Circolo Universitario Asmara
- Gite nelle meravigliose spiagge di Massaua
- Gite con commemorazione dei caduti del cantiere Gondrand a Mai Lahlà nel Tigrai e dei caduti di Adua
- Una capillare propaganda, casa per casa, onde fare eleggere rappresentanti a noi graditi nella società culturale Dante Alighieri. Totale successo.
- Mattinate musicali con audizione delle più grandi opere liriche.
Nel 1953 la sede fu trasferita in Corso Italia di fronte al cinema Impero. Nel 1957 a causa dei numerosi rimpatri e dell'età non più giovanile dei fondatori, le file dei soci si assottigliarono tanto da giungere alla conclusione di quella bella avventura. Il circolo fu chiuso e i preziosi cimeli, elica, gagliardetto, libri, verbali, furono consegnati al consolato italiano di Asmara che dovrebbe averli ancora nei propri archivi.
La Casa degli Italiani di Asmara mi comunica di avere detti cimeli nella propria sede.
Giovanni Cinnirella.
29 marzo 2003

15 Marzo 2004
Riceviamo da Silvio Niccolai questa nota indirizzata a Silvano Narrante:

Caro Silvano,
ho visto la tua pagina sul G.S. Visentin. A febbraio di quest'anno ero in Asmara e una sera verso mezzanotte rientravo al mio albergo che si trova davanti al municipio e provenivo dalla Casa degli Italiani, passando davanti ai locali dell'ex G.S. Visentin ho visto che ci hanno fatto una discoteca ... ma di quelle "vecchia maniera", frequentata esclusivamente da eritrei. Sono entrato e sono stato accolto, come sempre in tutti i luoghi ad Asmara, con gentilezza ed entusiasmo. Ero un poco stanco perché avevo avuto una giornata e una serata faticosa, ma non di lavoro; la musica era alta e la "mastica" che mi hanno offerto era forte ma ho visto l'elica al suo posto.
Ti chiedo se ciò è possibile ... può essere che l'elica di Visentin sia ancora al suo posto? Non ho avuto più occasione di recarmi nel locale, cosa che farò nel mio prossimo viaggio.
Ti ringrazio se mi vorrai dare notizie in merito.
Ti abbraccio, Silvio
(27/04/2005)

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