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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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Per gentile concessione di Patrizio Donati che lo ha ritrovato fra le carte di famiglia, pubblichiamo, a 60 anni esatti dalla sua "uscita" (24 Giugno 1944), un tema in classe scritto e battuto a macchina (!) dall'indimenticato e indimenticabile Mario Pichi, Maestro di numerose Orchestre nonché amico di molti ad Asmara. E lo dedichiamo, con un affettuoso saluto, a Daniela e Marinella.
il C.


TEMA

"Parlare ed essere ascoltati, illuminare e sentire aumentare la luce in sè, fare una delle sette opere di misericordia e riceverne in cambio pane e onore. Oh si! La più bella professione del mondo!". Sono le parole di un vecchio insegnante che ha dato alla scuola tutta la sua vita. Quali pensieri e quali sentimenti suscitano in voi?"

La vita è sentita come missione soltanto da una minima parte di persone. Qualsiasi lavoro, oltre che un guadagno, può dare delle soddisfazioni ma non credo tante quante quello di un insegnante.
Il direttore di un'azienda, il commerciante, tutti cercano dal proprio lavoro di trarre un utile solo per sé, non per altri e per questo la vita di molti si sporca di egoismo ed il loro profitto il più delle volte è meschino. Soltanto nelle scuole tutto questo sparisce ed un'altra vita ci si presenta, più pura, più ordinata, affatto egoista.
Il lavoro dell'insegnante è uno dei più difficili, poiché non accade, come molti possono pensare, che un professore entri, sieda alla cattedra, dica quattro parole e alla fine del mese riscuota un lauto stipendio.
No, è diverso.
Il professore entra, l'espressione seria del viso, che qualche volta ci ha messo addosso un po' di paurina, è una piccola barriera che serve a nascondere la gioia di trovarsi in mezzo a noi, ai suoi scolari. Siede alla cattedra e dopo l'appello comincia la spiegazione. Un po' di severità ancora rimane, ma dopo le prime parole tutto sparisce ed allora non si sente volare una mosca. La parola calda dello insegnante ci penetra nell'animo e tutti fissiamo la stessa persona con attenzione e quasi con devozione tutti siamo presi da quelle frasi che ci dicono tante cose nuove e che ci trascinano.
Il tempo non conta più, anche le ore volano insieme alla nostra fantasia fino a quando il tocco di una campanella ...
… ci riporta alla realtà. E' finita l'ora. L'insegnante si alza e dietro il nostro saluto si incammina piano verso la porta. L'espressione che aveva all'entrata è del tutto scomparsa, ora un sorriso è sulle sue labbra e sembra voglia dirci quanto gli dispiaccia andarsene. Quel sorriso è anche uno specchio della soddisfazione che prova dopo essersi dedicato a noi, dopo averci dato parte di sè stesso.
Nell'aula l'egoismo non esiste e gli insegnanti altruisticamente lavorano, dicendoci ciò che sanno, dando a noi pian piano quel tesoro che, dopo faticosi studi, hanno accumulato.
E' questa la loro grande ricchezza, il loro scopo di vita, che non tengono gelosamente per sè, ma che generosamente ci distribuiscono ed in cambio essi si accontentano, malgrado i loro sacrifici per noi, della nostra volontà, della nostra attenzione, della nostra infinita stima.

24 Giugno 2004

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