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GLI OCEANI E IL KEIH BAHR
 

 

Di fronte ho l'Oceano Atlantico. Le onde instancabili si arrotolano sulla spiaggia e sulla miriade di granchi che passeggiano di sghembo altrettanto instancabilmente. Quando ho visto l'Oceano per la prima volta nel 1977 in Liberia, la mia esperienza marina si limitava al Mar Rosso e, tramite il canale di Suez che ho attraversato in nave in tre occasioni, al Mediterraneo. Ma il primo bagno in questo Oceano mi ha subito insegnato la differenza. L'onda che sembra innocua e amica in realtà ti permette di entrare in mare ma al riflusso ti si arrotola subdola alle caviglie e come un lazo ti priva dell'appoggio facendoti volare a gambe all'aria. Il rientro non è dei più facili perché ogni riflusso ti allontana un po' dalla riva, e quindi dopo vani tentativi ti accorgi spaventata che sei più al largo di prima. Quando con tanta fatica e un po' di fortuna riesci finalmente a tornare alla spiaggia asciutta, il sapientone di turno ti dice che bisogna mantenere la calma e contare le onde: dopo sei onde la settima è quella che ti permette il rientro. Ma tu sei lì che ascolti tossendo e sputando acqua salata e sai in cuor tuo che molto difficilmente ti rimetterai nella condizione di dover contare le onde per rientrare a riva...

Un Oceano molto più amico è stato invece quello Indiano, quando Luca mi ha invitata alle Maldive. L'atollo consente bagni tranquilli senza onde traditrici e con totale possibilità di ammirare la bellezza della sua splendida variopinta flora e fauna marina. Forte della mia esperienza snorkeling (anche se non lo chiamavo così) a Massaua - ero allora orgogliosa proprietaria di una maschera di gomma nera che mi copriva tutto il viso e che con un tubo centrale in mezzo alla fronte mi permetteva, una volta in posizione orizzontale, di respirare con estrema facilità e quando l'acqua rischiava di entrare, una pallina da ping-pong provvedeva a chiuderne l'accesso - mi son voluta cimentare nello snorkeling maldiviano. Il tubo per respirare, lo snorkle, va tenuto stretto tra i denti e già questa cosa è molto scomoda. La maschera va indossata avendo avuto cura di non mettere prima la lozione solare, se no non aderisce bene e scivola via. E se poi ti appare a pochi centimetri dal naso il pesce Dori, l'amica un po' stordita di Nemo, non devi assolutamente lasciarti andare ad entusiasmi scomposti, perché è una cosa che sotto acqua non si fa, pena una sgradevole e non voluta bevuta salata! E io, mamma di un esperto Diving Instructor con una propria rispettabilità professionale da difendere, ho concluso l'esperienza tra le mie risate e lo sguardo sconsolato di Luca che, scuotendo il capo, mormorava: "...eppure, se l'hai già fatto nel Mar Rosso...".

Tuttavia l'Oceano ci è madre. Secondo quanto racconta Gregory Roberts in un suo bel libro, circa quattromila milioni di anni fa tutti gli organismi viventi erano acquatici. Poi, centinaia di milioni di anni fa gli organismi hanno cominciato a vivere anche sulla terra. Ma l'Oceano è rimasto dentro di noi. Quando una donna porta in grembo un bambino, lo fa crescere nell'acqua, e crea un piccolo Oceano nel proprio corpo. Il nostro sangue e il sudore hanno quasi la stessa composizione dell'acqua di mare. E con le nostre lacrime, piangiamo Oceani.
Noi però siamo Chichingioli: nel dolore, nella gioia e nell'emozione non piangiamo Oceani ma Keih Bahr, Mar Rosso!
Da Befy D., con gli auguri di uno splendido e appagante 2013!

 

6 Gennaio 2013



PASQUA 2013
 

Auguri a tutti, Buona Pasqua. Happy Easter.
il C.

Buona Pasqua a tutti!
Alessandra
Auguriamo a tutti gli amici del CHICHINGIOLO i nostri sinceri auguri di BUONA PASQUA.
Loredana e Romano Modonesi
Tantissimi auguri di Buona Pasqua a tutti gli asmarini.
Giuseppe Domizio
Auguro a tutti voi
Una Buona Pasqua!
I wish all of you a
Happy Easter!
Franco Preci
Tanti auguri di Buona Pasqua.
Gianfranco Freddi
Auguro una Buona e Serena Pasqua.
Riccardo Weiss
Auguri di Buona Pasqua a tutti!
Eloisa e Daniele Magherini
 

 
UN UOMO CHIAMATO FRANCESCO
 

Caro Kikki,

Come gran parte del mondo cattolico, attendevo davanti alla TV che al balcone centrale apparisse il nunzio per rivelarci l’identità dell’Eletto. Quando con voce rotta anche dall’emozione ha detto “Francesco”, il mio cuore ha saltato un battito! Prima ancora di vederlo in volto, sono stata conquistata dal nome scelto.

Per me, cresciuta sull’altopiano sotto la guida spirituale dei frati francescani, il nome Francesco ha subito avuto un significato sia familiare che indicativo. La Cattedrale del Catechismo prima e la Chiesa di Gaggiret come Parrocchia poi, erano guidate dai validi frati, per lo più lombardi, di limpida fede e totale dedizione alla loro missione.

Modi bruschi, lunghe barbe incolte al vento, sandali ai piedi in tutte le stagioni, grandi cuori. Su e giù dal basso all’alto piano, territorio costellato dalle loro case-missioni, instancabili lavoratori. Non disdegnavano una buona conversazione e un buon bicchiere, e quando il loro tempo libero lo permetteva, papà si compiaceva moltissimo della loro compagnia invitandoli a casa per una rimpatriata di buona polenta.

La statua del poverello d’Assisi è stata per noi gaggiretini simbolo di casa, attorno al quale c’erano i nostri punti di riferimento, la chiesa, il campo di pallavolo de La Salle e naturalmente le nostre abitazioni sparse lì attorno. Le mie amiche più care abitavano proprio sulla piazzetta della chiesa, Livia, Vivien e Nadia. Quante volte andando in chiesa per la messa, o la novena o il rosario mariano, si controllava la mano di San Francesco, sempre nell’intento di scoprire se qualche impunito avesse inserito una cicca, tra le due dita in atto di benedizione e saluto.

Ed ora ecco eletto un uomo che, educato nell’alta cultura teologica e filosofica dei gesuiti, si cala con incredibile umiltà nel saio del Poverello scegliendone il nome. Vorrei condividere con tutto il Mondo Kikki il dono che lo Spirito Santo ci ha fatto per questa Pasqua regalandoci un Papa di nome Francesco.

... e se poi lo stesso Spirito, che la Fede vuole lume e guida degli elettori in Conclave, volesse posare il Suo occhio benevolmente ispiratore anche verso il centro di Roma, dalle parti del Colle Quirinale, beh, allora si potrebbe festeggiare davvero piacevolmente anche la pasquetta, e magari affrontare serenamente pure ferragosto…o no?

Buona Pasqua a tutti!
@
D.

 

28 Marzo 2013
 



 


Che si facesse cullare da sogni di gloria lo sospettavamo da qualche tempo; non era poi cosa segreta che guardasse a ripetizione il film omonimo e raddoppiasse tutte le sere con Momenti di Gloria; che il titolo di Cavaliere cominciasse a stargli stretto (e sia vituperato chi crede che qui si faccia bonariamente riferimento alla complessione robusta dell'uomo…) era intuibile ma che volesse emulare Fidippide, Zatopek o Bikila, lo confessiamo, superava la nostra immaginazione. Eppure, se avessimo rammentato l'assunto secondo cui l'unica cosa che dovrebbe stupirci è che ci sono ancora cose che possono stupirci e che Franco di sport ne ha macinato e continua a macinarne parecchio (ma il golf, gli chiedo, prepara alla mezzofondo?), non avremmo ricevuto quel che segue pensando ad uno scherzo. E invece ecco dispiegato a noi nientemeno! il Franco Caparrotti Maratoneta. Il che, per inciso, ci porta a pensare ad un altro film e augurarci che Franco non debba mai ricorrere alle cure di qualsivoglia stomatologo e, più seriamente, a chiederci: ora che sa d'avere la corsa nelle gambe, che niente può più fermarlo, che il suo baricentro è sicuramente rivolto in avanti, che gli orizzonti di gloria sono alla sua portata, non sarà per caso che punti tutto su Rio 2016? Per l'assunto di cui sopra, non stupiamoci se riceveremo da qui a tre anni la Cronaca dal Brasile. Manco a dirlo, tutta a ritmo di samba.
il C.

 
 

 
CRONACA D'UNA MARATONA
 

Chi lo avrebbe detto che a sessant'anni avrei corso una maratona!!! Eppure è una realtà, un sogno che si è avverato il 14 Aprile del 2013. Cerco di mettere un po' d'ordine, l'eccitazione e la felicità mi portano a saltare o meglio correre a destra e a manca.
Per noi nati sull'altopiano, correre una maratona è forse nel nostro DNA? Probabilmente lo è ma non lo sapremo finché la cosa non si materializza. Questa grande corsa, regina delle Olimpiadi, quella che le chiude, di fatto, è ormai diventata popolare. Ogni città nel mondo celebra la propria e i maratoneti si moltiplicano a vista d'occhio.
La situazione in Libia ha comportato determinate misure di sicurezza con molte restrizioni nei movimenti e non avendo quasi più una vita sociale come lo era prima ha fatto sì (ne sono molto contento) che il tempo libero venga dedicato allo sport. L'importante è iniziare, poi se non ne fai ne senti la mancanza. Questa mia costanza ha riportato il mio peso forma (senza alcuna dieta) dai centosette ai novantatre chili attuali. La massa muscolare si è tonificata, la resistenza allo sforzo è migliorata tantissimo. A questo punto quando a gennaio è iniziata la campagna pubblicitaria della maratona di Vienna, che quest'anno festeggiava il suo 30° anniversario (un'edizione imperdibile!), non è stato difficile prendere la decisione di parteciparvi sempre con lo spirito De Coubertiano. Le gare in programma, oltre alla tradizionale 42km, erano la mezza maratona e la staffetta per team di quattro atleti, ideale per gruppi di amici o colleghi aziendali.
Una partenza emozionante sul Danubio assieme ad oltre 41.000 atleti e un percorso che attraversa il centro storico della città rendono questa gara emozionante. La maratona di Vienna è anche sponsorizzata dalla nostra ditta, l'OMV, e attira ogni anno campioni mondiali del calibro di Haile Ghebresellasie, Henry Sugut (vincitore dell'edizione del 2012 con il record del percorso in 2h 06'58") e Paula Radcliffe tanto per citarne qualcuno. Insieme coi miei colleghi si è deciso di partecipare alla staffetta e le distanze sono state distribuite in base alle proprie capacità tecnico-fisiche. Abbiamo registrato la squadra con il nome di "The Sahara Runner" ed è iniziata la preparazione vera e propria. La staffetta è così suddivisa: Primo corridore (Saleem El Semah) 16.1 Km; secondo corridore (il sottoscritto) 5.7 Km; terzo corridore (Paul Savage) 9.1 Km, quarto corridore (Andre Mertes) 11.3 Km.
E' giovedì 11 Aprile, si parte da Tripoli alla volta di Vienna, all'apparenza sembriamo rilassati e pronti ma in realtà l'adrenalina ci rende eccitati. Il venerdì mattina presso il nostro ufficio ritiriamo il numero di pettorale, la maglietta, il chip da fissare alle scarpe per calcolare i tempi di percorrenza e gli altri accessori. Quindi visita alla fiera dove viene promosso nei vari padiglioni tutto ciò che occorre per una maratona. Quindi una breve ricognizione del percorso per capire ed evidenziare mentalmente i punti di cambio. Il tempo non è ideale, molto nuvoloso e pioggia ad intermittenza. Si spera tanto per domenica.
Sabato, dopo un allenamento al Prater si va tutti al Ratthouse (Municipio) per il Party dei carboidrati. E' un continuo via-vai di maratoneti, si fa amicizia, è una festa, "la festa dello sport". L'unica ansia è dovuta alle condizioni meteorologiche, che tempo farà domani?
Dopo una nottata quasi insonne con la paura di non svegliarsi, ecco l'alba del "D Day". Vienna ci sveglia con un cielo terso e una temperature frizzantina, ideale per la corsa. Non si poteva chiedere di meglio. Colazione alle 7.00 quindi i massaggi preparatori per il riscaldamento e tutti alla partenza.
Il cronometro scandisce i minuti al via, 30', 20', arrivano i campioni ovvero l'elite come vengono definiti dall'organizzazione. Un grande boato di saluto accoglie Haile Gebresellasie che correrà soltanto la mezza maratona: a giorni compirà i 40 anni.
Partiti, record di iscritti quest'anno: 41.000, una fiumana di atleti che a mano a mano si snoda lungo il percorso. Il nostro prima staffettista, Saleem El Semah, dovrà consegnarmi il testimone dopo i suoi 16.1Km all'altezza di Schoenbrunn, il palazzo imperiale estivo (oggi museo).
Faccio in tempo a raggiungere la mia postazione ed ecco passare il grande Haile, sembra che faccia gara da solo, i primi inseguitori sono ad oltre 2' di ritardo. Man mano scorrono tutti gli altri. Mi sento calmo ed aspetto l'arrivo di Saleem per il cambio. Controllo il cardio-frequenzimetro e noto che i battiti sono passati dai 70 a 120 al minuto. Ecco il mio primo staffettista, mi passa il testimone ed io inizio con una forte emozione e un groppone in gola la mia maratona. Penso che gli occhi siano lucidi, la stessa emozione la vivo anche mentre scrivo questa cronaca. Il tutto dura poco, mi concentro e stabilisco la mia cadenza, quella con cui mi sono preparato. Il percorso è meraviglioso sia per lo spettacolo offerto dai monumenti viennesi che per gli spettatori che ininterrottamente applaudono e incitano. Penso al mio obiettivo, correre i 5.7 km in 45'. In allenamento li avevo percorsi in 46'. Ogni tanto riaffiora alla mente il sogno che stavo realizzando e l'emozione sale alle stelle. E' sempre l'incitamento del pubblico che mi riporta con i piedi per terra. Passo il segnale dei 21 Km che rappresentano i miei 5. Sulla destra c'è l'arco che indica l'arrivo della mezza maratona. Gli ultimi settecento metri scorrono veloci e intravedo Paul (il nostro terzo staffettista) che saltella in attesa. Allo scambio, un abbraccio e auguri reciproci.
Finalmente scarico la tensione e dopo un buon stretching informo i miei che attendevano ansiosi il mio risultato. Sembro un bambino felice, gli abbracci e i complimenti degli spettatori, si moltiplicano. Saleem mi raggiunge, si congratula e ci abbracciamo prima della foto di rito.
Ci avviamo nella zona ospitalità all'arrivo dove c'è lo stand dell'OMV. Si festeggia in attesa dei nostri. Intanto arriva il grande, il mito Haile Ghebresellasie che viene intervistato dall'ufficio stampa della nostra ditta e della ORF. Insieme con lui c'è il campione mondiale di salto dal trampolino con gli sci, l'austriaco Gregor Schlierenzauer. Riesco a salutare Haile che mi viene letteralmente portato via dalla stampa per poi dileguarsi protetto dagli uomini della sicurezza.
Intanto arrivano gli ultimi nostri due staffettisti, Paul che dopo la consegna del testimone ha pensato di farsi una doccia e cambiarsi. Anche il tempo di Paul è migliorato rispetto al suo obiettivo: 53'. Lo stesso dicasi per Andre Mertes che chiude i suoi 11.3 Km in 1h e 5'. Tempo complessivo della staffetta 4h 21'. Veniamo chiamati per ricevere la medaglia di riconoscimento per la partecipazione e performance dagli organizzatori della 30ma maratona di Vienna, sotto uno scroscio di applausi. Di nuovo grande emozione e un arrivederci alla prossima, la 31ma.
Per la cronaca, la vittoria è andata per la parte maschile al keniota Henry Sugut, terza vittoria per lui, mentre quella femminile è stata appannaggio della keniota Flomena Cheyech.

Franco Caparrotti


Grande Franco!!!
Alessandra
(19/04/2013)

 

19 Aprile 2013
 

Cosa avevamo scritto di questi tempi l'anno scorso? Il Franco punta al Brasile 2016 al ritmo di samba. Previsione rispettata, con la differenza che al momento, per allenarsi, aleggia al ritmo di valzer. E batte pure... se stesso! Per cui, occhi puntati a Rio. E che...

 
...la "saga" continui
 

L'anno scorso al termine della mia cronaca sulla 30ma Maratona di Vienna, avevo concluso con "un arrivederci alla prossima, la 31ma". Ovviamente era l'euforia del momento, poi però con il passare del tempo l'idea di dover partecipare ad un'altra maratona ti passa e, come Paganini, non volevo concedere il bis. Avevo espresso ai miei colleghi la decisione che non venne presa tanto bene e lasciarono cadere il discoso lì.
A metà febbraio ricevevo la notifica che il team Sahara Runner Reloaded era stato registrato alla 31ma maratona e tra i componenti spiccava il mio nome come secondo staffettista. I miei collegi me l'avevano proprio fatta; poi parlandone mi avevano incoraggiato e persuaso a non rifiutare. Quindi eccomi di nuovo "in prima fila".
Quest'anno, la maratona di Vienna, oltre ad aver registrato ben 41.650 atleti, ha voluto come motto Allez Waltz e su tutto il percorso sono stati allestiti palchi dove ballerini professionisti, sulle note del Danubio Blu di Strauss, hanno accompagnato la gara stimolandola e rendendola ancora di più unica
In attesa della partenza al Castello di Schombrunn pensavo di essere ormai un veterano ma, credetemi, l'emozione al cambio del testimone ha preso il sopravvento. Meno male che le note danubiane e la leggera pioggia mi hanno riportato con i piedi per terra e ho concluso la mia frazione migliorando addirittura di tre minuti il mio tempo registrato l'anno scorso: 42 minuti, con un tempo totale di squadra di 4h 13' 50'', migliorato di ben 9' rispetto all'anno precedente.
Per noi dell'altopiano, un'altra buona notizia: l'etiope Getu Feleke ha detronizzato il keniota Henry Sugut, tre volte campione. Getu ha pure stabilito il nuovo record della maratona di Vienna con 2h 05' 40'' mentre, tra le donne, la vittoria è andata alla tedesca Anna Hahner con il tempo di 2h 28' 59''.
Che dire, per concludere: Arrivederci al prossimo anno? Non c'è due senza tre.

Franco Caparrotti

14 Aprile 2014

LA 32ma MARATONA DI VIENNA
 

La regola del tre è stata rispettata, Franco si è migliorato nella prestazione, Rio è dietro l'angolo e tra due anni (ne siamo convinti) riceveremo notizia che il Nostro figurerà tra i protagonisti delle ultramaratone. E meno male che si è messo in pensione... E bravo Franco!
il C.

 

"Non c'è due senza tre!" dice il proverbio familiare a tutti; ebbene questa volta ha funzionato rispetto alla mia terza consecutiva Maratona di Vienna, molto probabilmente l'ultima. "Mai dire mai" dice un altro proverbio; promesso, non vi annoierò più con le mie corse!!!
L'anno scorso, come scrissi, furono i miei colleghi a coinvolgermi a mia insaputa nella gara; inizialmente la presi un po' male e poi è subentrato il mio spirito decourbettiano e la mia continua voglia di essere attivo e quindi con dedizione certosina mi sono dedicato agli allenamenti e preparazione. Alla fine è stato un successo sia per me che per la squadra.
Quest'anno è stato diverso: l'anno scorso avevo dato l'arrivederci e quindi c'era la volontà e convinzione di poter partecipare ancora. Alla fine dell'estate scorsa avevo programmato gli allenamenti con scadenza regolare, seguendo determinati ritmi principalmente mirati ad una preparazione sì atletica ma piu' importante al mio "cardio ritmo". In un certo senso non avevo tenuto conto dei tre miei grandi viaggi: prima in Argentina per due settimene, seguite poi da due viaggi a Doha in Qatar. In più, in Qatar mi sono pure fratturato il dito mignolo del piede sinistro e pertanto costretto ad uno stop forzato. A Gennaio è sopraggiunto il panico, l'angoscia che sarei arrivato ad Aprile non preparato per un evento cosi importante e poi non volevo deludere le aspettative.
La 32ma Maratona di Vienna, cresciuta esponenzialmente negli anni, è diventata un evento internazionale importante. Quest'anno nuovo record di iscritti: 42.742 provenienti da 129 nazioni con il motto: "We are Europe", siamo l'Europa. Ovviamente, nell'ambito della nostra società lo spirito e il motto di sempre è "Correre e divertirsi".
Del team Libya, sono state create due squadre: Libya Vienna Satellite Office 1 e 2, ed io sono stato incluso nel team 1 con Dan Pluck primo staffettista (Km 16.1), il sottoscritto come il secondo della staffetta (Km 5.7), Abdulkalek Mohammed, terzo corridore (Km 9.3) e ultimo a chiudere, Saleem El Semah (Km 11.1). La data, il 12 Aprile 2015, e Vienna come per incanto hanno riservato una giornata splendida, con una temperatura intorno ai 20 gradi, ideali per questo tipo di corsa. Tutto ha funzionato in modo perfetto sia come organizzazione che per noi staffettisti (nuovo record: 03:56:00 per la squadra) con il mio personale che ha ritoccato quello dell'anno scorso di ben 22 secondi. Grande festa per tutti anche per i vincitori assoluti, l'etiope Sisay Lemma che ha chiuso in 2:07:31 in campo maschile e la svizzera Maja Neuenschwander in 2:30:09 per quello femminile.

Franco Caparrotti

14 Aprile 2015
 

LA SFIDA ALL'ULTIMO GREEN...
 

Dopo attenta e, lo confessiamo subito a scanso d'equivoci, divertita analisi, nonché averne vagliato il labirintico linguaggio, la narrativa, le leggende metropolitane, le trasposizioni cinematografiche e ovviamente il parere delle malelingue (*), siamo giunti alla conclusione che questa disciplina non ha paragoni per palesare la natura umana in tutte le sue varie sfumature. Osservata da un'angolazione, si direbbe ispirata da ornitologi ormai paghi della propria attività e pronti a rimettersi, è il caso di dirlo, in gioco. Non si parla forse di birdies, eagles, double eagles o albatross e condor? E poi, non furono le prime palline fatte di piume d'uccello? Vista da un'altra prospettiva, si direbbe invece ispirata da stilisti dell'avanguardia per via degli sgargianti "abiti" che si vedono spesso sul green.
Ma gli ingredienti sono anche altri e ben più gustosi: le origini se le contendono Cinesi, Olandesi, Francesi e Scozzesi i quali, appena lo vararono, lo proclamarono subito fuorilegge. Per gli Statunitensi, la pallina regolamentare deve avere 336 fossette, per i Britannici 330. E c'è chi aggiunge che in realtà le fossette possono variare da 400 a 1000. Pioggia o sole, niente ferma i protagonisti: la storia racconta di palline nere per giocare sulla neve e di palline fosforescenti per giocare sul ghiaccio delle distese canadesi. C'è un club, The Green Zone, che ha metà delle buche in Finlandia e l'altra metà in Svezia. 18 buche e 6 chilometri di camminata farebbero perdere 2000 calorie. E' l'unica attività agonistica dove vince chi ha il punteggio più basso. Si colpisce basso per andare più in alto possibile. Se si "swinga" a destra, la pallina va sinistra. E chi vince paga da bere. L'hanno pure giocato sulla Luna...
Ci fermiamo qui, consapevoli che per gli iniziati l'equilibrio dell'universo-tutto poggia su un tee. Ma concludiamo, visti i protagonisti del prossimo pezzo, ricordando che lo sport tornerà, dopo oltre un secolo, alle Olimpiadi di Rio 2016. Vuoi vedere che la maratona di Vienna e la sfida di Roma a 9 buche altro non sono che una sceneggiata per annunciarci che questi due discoli puntano a fare gli "eagles" o i "condor" in Brasile? Dimenticavamo di accennare alla probabile origine del nome: secondo una tesi anti-teosofica, sarebbe un acronimo, Gentlemen Only, Ladies Forbidden. Ma è la solita bubbola perché, stando alle statistiche, il 23 per cento dei praticanti sono donne. E come la racconta Alessandra, non c'è da dubitarne.
il C.

(*) Golf is a good walk spoiled. Mark Twain - cfr anche http://www.businesspeople.it/Lifestyle/Golf/Fare-colpo-con-una-battuta_52672

 

 
VISTA DA LUI
VISTA DALL'OBIETTIVO
VISTA DA LEI
di Franco Caparrotti
di Claudio Fareri
di Alessandra Raffone
     

"Mens sana in corpore sano" diceva il poeta romano Giovenale in una delle sue satire. "L'importante è partecipare e non vincere" il famoso motto di Pierre de Coubertin, fondatore dei giochi olimpici moderni. Quindi basandomi su quanto sopra, pratico lo sport con questo spirito anche perché le capacità non me lo consentono. Questo applicavo anche al golf, sport che adoro e che purtroppo non gioco cosi spesso da poter migliorare le mie prestazioni. In Libia non ci sono campi da golf e prima della rivoluzione, si organizzavano gite nel week-end (una volta al mese) a Djerba e cosi si potevano fare le 18 buche.
Poi a Roma quando rientro, riesco a mala pena a essere sul campo una sola volta la settimana. Poi scopri con piacere che la nostra asmarina Ale di Mostacciano si cimenta con il golf con passione e continuità e allora i giochi sono fatti: si gioca insieme. All'inizio dimostrando pure il mio lato cavalleresco, chiudevo come si suol dire "un occhio" nel piazzamento della palla, negli "air shot" nei putting sbagliati e logicamente alla fine, tirate le somme chi vinceva sempre di un punto era proprio la Ale. Giustamente e cordialmente diceva: " Franchino, ho vinto io, sarà per la prossima volta". Ogni volta mi applicavo sempre di più e notavo che la mie palle chissà perché finivano in acqua come pilotate, i miei putting si fermavano a 3 centimetri dalla buca oppure gli giravano intorno senza finirci dentro. Il sospetto che Ale me le "mandava" mi assaliva e così ho iniziato a … toccarmi e anche se le cose andavano un po' meglio, c'era del magnetismo negativo sui miei tiri. Immancabilmente durante le "zighinate" o cene si parlava di golf e a soccombere ero sempre io. A questo punto, "ho gettato il guanto" e lanciato la sfida ufficiale con tanto di testimoni e di arbitro. Ovviamente il challenge è stato accettato e cosi sabato scorso si è consumato l'atto che doveva proclamare il vincitore. Come arbitro è stato scelto il nostro "Generale", quello con le stellette, il buon Claudio.
Il testimone giocatore è stato l'Armando, veramente un "super partes" e meno male che c'era lui perché il nostro "umpire" per un paio di volte a perso i colpi, chissà perché? e a favore di chi? Facile da intuire…
Tornando a sabato scorso, mi sono preparato mentalmente e non solo. Ho messo nella sacca un paio di spicchi d'aglio e il cornetto rosso. Poi giunto al campo ho recitato sotto voce: "uocchio, maluocchio... funecelle all'uocchio... aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape'e alice e cape d'aglio... diavulillo diavulillo, jesce a dint'o pertusillo... sciò sciò ciucciuvè... jatevenne, sciò sciò... "
Ci ho impiegato una settimana ad imparare il ritornello. A questo punto tutte le scaramanzie erano a posto, con un arbitro integerrimo e un testimone super mi sentivo protetto e sicuro di vincere questa sfida infinita. Tutto è filato liscio sino alla buca 5 dove ahimè il green è su un'isoletta in mezzo al lago. Come non detto: il mio terzo colpo finisce in acqua. Lei mi guarda e dice: " A5, acqua ". Perdo il gioco su questa buca ma ho ancora un buon vantaggio. Buca A7, il drive è quello che fa sognare ma ecco che la palla fa uno slice e mi finisce nel canale. Ancora una volta qualche "gelida manina" ha colpito di nuovo. Cerco di recuperare ma anche questa buca è appannaggio di Alessandra. A questo punto, sono in vantaggio di una buca, mentre nello score siamo pari. La nona ed ultima buca è la decisiva. Giochiamo entrambi molto bene e arriviamo in green con gli stessi numeri di colpi: il putting sarà decisivo. Gioca Ale che è più indietro di me. Putting corto ad un metro dalla buca, quando vedevo la vittoria a portata di mano, sento il nostro Armando (quello che doveva essere il super partes) dire: data. Mi sono sentito ugualmente forte essendo soltanto ad un metro dalla buca. Ci metto tutta la concentrazione possibile e tiro. Come se ci fosse un air bag la pallina si ferma a pochi centimetri. Ho quindi bisogno del secondo tiro e con questo pareggiamo i conti. Tiro un sospiro di sollievo: mi è andata bene, almeno abbiamo pareggiato nel punteggio: 14 pari ma ho vinto di una buca: 3 a 2.
Alla fine Alessandra si è accontentata del pareggio e di aver pescato le mie palline finite in acqua. Non me le ha mica restituite…
Stretta di mano, bacio ed abbraccio e basta sfide, ci siamo detti. Voi ci credete??

 
 
 
 
 
 
 
 
Il Golf giocato con punti di vista diversi: la sfortuna mi perseguita, ho sbagliato i putt...
Dopo ben due sconfitte, inflitte - nota bene - da Alessandra a Franco, si decideva, per la pax sociale degli amici asmarini, ovunque sparsi, che venivano puntualmente coinvolti nel cahier de doléances di Franco, un'ulteriore gara, che vedeva anche interessati, niente di meno che, il Generale Claudio Fareri, in qualità di arbitro e il "coach" Armando, che niente ha a che vedere con gli asmarini, se non per avere conosciuto Alessandra sui campi di golf ed essersi auto dichiarato suo coach (ormai in odore di ex-coach…).
Franco, infatti, dopo le sue "performance" nella 5 km di Vienna, non riusciva a mandare giù le sconfitte a golf, che gli infliggevo sul green…. (e non sa cosa lo attende se mi ridedico alla maratona, avendo avuto come maestro il grande marciatore Abdon Pamich, medaglia d'oro di marcia olimpiadi di Roma 1960 …..)
E così, ogni volta che Franco ed io giocavamo, Claudio puntualmente mi telefonava, prima di sentire la versione di Franco, per sapere chi aveva vinto … commentando con un "Ah!" di giubilo il verdetto! Franco, per contro, classificava puntualmente ogni suo errore come dovuto ad una "sfortuna" che lo perseguitava inspiegabilmente sui campi di golf, soprattutto quando giocava con me, o meglio, contro di me! Mi assegna perfino strani poteri ultra terrestri, volti a telecomandare con il pensiero i suoi colpi, che puntualmente fanno finire in acqua la pallina, con conseguente penalità e perdita di palla….
Anche l'ignaro Capo Chichingiolo, che pensava di godersi le meritate vacanze di Pasqua, in santa pace (dato il periodo!) e in pieno relax ai fornelli nella sua tranquilla Forlì, veniva informato da Franco con un dettagliato racconto, buca per buca, sulla sua sfortuna!!!
E meno male che la competizione era solo su nove buche e non su diciotto!!!! Un sospiro di sollievo accomunava tutti, credo anche gli ignari amici che si erano ritrovati davanti ad uno zighinì per salutare l'amica Dova… e si sono sentiti sciorinare la descrizione della gara svoltasi la mattina….
L'ennesima gara di rivincita veniva disputata, come sempre, nella splendida cornice del Golf Club Parco dei Medici di Roma, il 26 aprile u.s.
C'è da dire che Franco il giorno prima della gara ha beatamente poltrito e così si è presentato fresco e riposato sui campi, mentre io avevo disputato una 15 buche con gli amici, in una splendida giornata di festa, arricchita da un cielo azzurro onorato da un sole splendente, in barba a tutte le previsioni meteo.
Tutto era perfetto, la tensione alle stelle … mancava solo la bandiera del match play… Da subito, il Generale veniva messo sotto pressione nel conteggio dei punti …
E puntualmente …. Franco buttava ben tre palle in acqua!
Normalmente, a golf, quando la palla finisce in acqua, non superando quindi l'ostacolo d'acqua, si ritiene che il golfista abbia sbagliato il colpo, ma la regola non vale per Franco, che mormora "come sono stato sfortunato!". E mentre Franco rimugina sulla sfortuna, io mi rilasso dedicandomi ad un altro dei miei sport preferiti: la pesca …. di palle da golf perse in acqua, collezionando un'altra vittoria!
Infatti: Alessandra, palle trovate 5, perse 0; Franco palle trovate 0, perse 3; Generale, palle perse non applicabile, trovate 1!!!
E quindi, mentre la gara di golf FORTUNATAMENTE si chiudeva in parità, 14 a 14, la classifica palle trovate/perse vede:1° classificata Alessandra, 2° classificato il Generale, 3° classificato Franco!!!
Davanti ad un bell'aperitivo, finalmente Franco ha ammesso di sentirsi appagato dal risultato e ha giurato solennemente che d'ora in poi avremmo solo giocato! L'affermazione è stata salutata da un caloroso applauso, giunto virtualmente anche da lontano ….
Finalmente, tutti possono ritornare alle proprie occupazioni senza sentire parlare di sfortuna golfistica.
     
29 Aprile 2014

 
 


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