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Rimini, 5 e 6 Maggio 2007 (Parte seconda)

16 Maggio 2007

Il taccuino dei ricordi scaturiti al raduno
di Vincenzo Acquaviva

LA SCUOLA (1)

La gradita sorpresa di incontrare al Raduno un caro compagno di scuola dell'Istituto Tecnico "V. Bottego" (non posso menzionarne il nome per rispetto della privacy), ha riacceso, nel cassetto della memoria, il ricordo di un compito in classe di costruzioni, tenutosi quasi alla fine dell'ultimo anno scolastico per tastare il terreno di chi aveva potuto recepire meglio le norme, le regole e le formule di un'importante materia che dovevano garantire la stabilità di opere in C.A. in particolare.
All'epoca, l'imperturbabile insegnante di Costruzioni era il Prof. Prati, mentre l'alunno migliore della classe era il compagno di cui sopra (un vero genio della materia). Ci viene assegnato un elaborato piuttosto complesso che racchiudeva tutta l'essenza della materia studiata durante gli ultimi 3 anni di Istituto.
Armati di tutto punto (libri, formulari, fogli e materiale di disegno per una rappresentazione grafica del manufatto, matite, penne, righe, righelli e quant'altro potesse servire), perfettamente angosciati, preoccupati e più che mai alla mercé dell'enorme confusione che ci condizionava, tentiamo di metterci all'opera, magari sbirciando quello che stava elaborando il compagno vicino di banco. In particolare le sbirciate erano rivolte al "genio" di turno che imperterrito continuava a scrivere alacremente. Potevamo sospettare che era l'unico che potesse svolgere al meglio il compito.
Al termine delle 2 ore concesse per lo svolgimento, il Prof. ordina al capoclasse di ritirare gli elaborati e posarli sulla scrivania. Volgeva la fine della lezione; quindi il Prof. diligentemente mise nella sua cartella i compiti per poi procedere alla "correzione".
(Premetto che il Prof. voleva che alla fine del compito, in uno spazio vuoto si dovesse testimoniare per iscritto se e come la struttura avesse resistito in base agli elementi tecnici forniti nel componimento stesso.)
Passato qualche giorno, sempre dal capoclasse, il Prof. fa distribuire i compiti corretti. Come volevasi dimostrare, il 100% non aveva ottenuto la sufficienza. All'improvviso si presenta in classe il Collaboratore Scolastico che invita il Prof. Prati a recarsi in Segreteria dove è atteso. Raccomandando il silenzio, il Prof. si allontana. Uscito l'esimio Prof. notima che il "genio" tratteneva disperato la testa fra le mani. Ci avvicinammo tutti incuriositi e notammo la scritta:
"dati gli elementi forniti, quali pesi, misure e carichi accidentali a cui è stata sottoposta la struttura; la stessa resiste alle sollecitazioni"
Il Prof. per tutta risposta aveva aggiunto: "LA STRUTTURA RESISTE, CHI NON RESISTE SONO IO, VOTO DUE!

LA SCUOLA (2)

Altro divertente ricordo scolastico che si è profilato nella moviola della mia memoria proprio al Raduno Asmarini.
Una premessa è d'obbligo! Si frequentava il 2 o 3 anno di Istituto e le Autorità Etiopiche, oltre all'insegnamento della lingua Inglese, avevano imposto l'insegnamento della lingua Etiopica, inviando da Addis Abeba un anziano Professore di nazionalità Etiopica con una sommaria conoscenza della lingua italiana.
Un compagno di classe, di nazionalità Pakistana, aveva la prerogativa di emettere il cinguettio di un uccellino, sebbene tenesse la bocca quasi chiusa. Noi tutti, divertentissimi, sapevamo bene chi era la pietra dello scandalo, ma l'omertà era assoluta. Mentre l'anziano professore, ogni volta che entrava in classe, incuriosito ed altrettanto infastidito dal petulante cinguettio, si sforzava di capire da che parte provenisse il suono o chi lo producesse. Di volta in volta, si affacciava alle finestre e osservava gli alberi circostanti il fabbricato scolastico per individuare l'uccellino. Non potendolo individuare, brontolando a voce alta sospettava che potesse essere un burlone della classe: quindi si aggirava sospettoso fra i vari banchi e la ricerca del colpevole falliva inesorabilmente ogni volta.
Un bel giorno, sempre più infastidito dal costante cinguettio, punta diretto alla prima fila di banchi e colpisce con un sonoro ceffone un innocente compagno che, alzandosi sorpresissimo e con la guancia fortemente arrossata, soggiunse: "ma professore, non sono stato io; Lei vuole assolutamente colpevolizzarmi!!!". Per tutta risposta parte un'altro sonoro ceffone sulla guancia opposta (quando si dice, porgi l'altra guancia).
Il malcapitato compagno, rammaricato della punizione non meritata, si affloscia sul banco e piange di rabbia, non potendo denunciare il vero colpevole (sarebbe stato tacciato di "crumiro") ed il divertimento sarebbe svanito.
Il professore resosi conto di aver commesso un'azione iniqua, cerca di consolare l'alunno e gli dice nel suo balbettante italiano : MA SE NON SEI STATO TU, PERCHE' MI SGRIDI??". Vi lascio immaginare le risate di tutti i compagni!

CHICHINGIOLO ESPLOSIVO

Basta partecipare ad un evento quale il raduno, dove incontri gli amici ed i compagni di scuola, ed ecco che si spalancano le porte della memoria … Infatti ecco che all'improvviso incroci una faccia nota, ma che sfuma un po' in quel caratteristico torpore a cui ti sei assuefatto ormai da tropo tempo! La curiosità ed il coraggio hanno il sopravvento, quindi ti avvicini al personaggio e con un giro di perifrasi e frasi fatte, lo interroghi, vuoi sapere chi è, vuoi convincerti che lo hai già conosciuto, forse parecchio tempo addietro. Lui ti guarda stupefatto, incredulo; si avvicina di più, forse anche a lui sorge il fatidico dubbio che ti ha già visto da qualche parte.
Il primo tentato approccio crea soltanto confusione e si brancola nel buio; necessita essere più diretti, meno evasivi. più convincenti. Mi arrrendo e faccio il primo passo dichiarandomi con nome e cognome. L'amico trasecola, barcolla, ha le lacrime agli occhi; mi abbraccia con forza e non ha parole; balbetta che l'avermi rivisto in questo inaspettato incontro, sebbene dopo tanto tempo (ed i relativi evidenti cambiamenti generati dall'età), lo rende felice.
Dopo i primi convenevoli, mi confessa (io già lo sapevo) che il fratello (uno dei miei più cari compagni di scuola) è deceduto. Ancora una volta lo smarrimento, il dolore e quell'innata rabbia umana che ti soffoca, mi amareggia e anche i miei occhi si arrossano. Al fine di non creare stati d'animo che avrebbero potuto sfociare in una forma disperativa, ho cambiato argomento e ho scelto di raccontare un episodio divertente quando ci si frequentava assiduamente con il fratello.
Era uno dei tanti Carnevali Asmarini dove noi ragazzi, a discapito delle signore del posto, comperavano delle palline (esplosive) delle dimensioni di un chichingiolo. Gironzolando per le vie del centro cittadino, le gettavamo tra le gambe delle ignare signore, dove esplodevano con rumore assordante e con ovvio spavento delle malcapitate che ci riempivano di improperi. Ad un certo punto, soddisfatti delle malefatte, optiamo di andare al cinema "ROMA" dove poter completare la serata. All'entrata del cinema, i chichingiolai ci vendono una manciata delle golose bacche che ci facciamo depositare nelle rispettive tasche delle giacche e che, una volta iniziato il film, cominciamo a sgranocchiare avidamente.
All'improvviso dalla bocca aperta dell'amico che mi stava al fianco, vedo uscire una rossa vampata di fuoco, subito notata anche dagli altri amici della comitiva. Esterrefatti e spaventati diamo l'allarme e le luci del cinema vengono prontamente accese per accertare l'accaduto. Morale della favola: l'amico, non rendendosene conto, aveva letteralmente azzannato una pallina esplosiva scambiandola per un chichingiolo. L'esplosione lo aveva ustionato seriamente sulla lingua e nel palato. Immediati i soccorsi con abbondanti abluzioni di acqua fredda per lenire il bruciore e repentino rientro a casa per cure più appropriate.
Le signore con i loro improperi si erano abbondantente vendicate delle tante paure che le avevamo procurate con quei tremendi botti tra le gambe…


17 Maggio 2007

18 Maggio 2007

A cura della Redazione

IL RADUNO DI RIMINI E' STATO ANCHE...

...CHI ci è arrivato a bordo di uno scooter cabinato da 175 cc a due tempi e tre ruote, nella fattispecie un Mivalino classe 1954, 30 km. con un litro, 85 kmh (ruota di scorta inclusa)!

...CHI ha scoperto, con somma delizia, che la piedina con la panna e la nutella può assumere forma divina, soprattutto quando c'è un certo languore!

...CHI si è rivisto bambino in sella alla propria moto sulla strada delle antenne!

...CHI (e non sono stati pochi) ha voluto mantenere l'anonimato per ragioni che solo i mariti (o le mogli) assenti sapranno forse un giorno giustificare!

...CHI ha voluto cimentarsi, scatenandosi e più o meno riuscendoci, in un "Ballo del Gavà"!

...CHI ha svelato con questo disegno (Ingresso principale del Collegio La Salle) risalente ai suoi anni giovanili che la stoffa del pittore non era proprio quella giusta!

INFINE

...CHI non sapendo cosa fossero i chichingioli, imboccato da allegri suggeritori (che non sono nè Mohamed, nè Beppe), ha detto, udite, udite, che noi saremmo (a scelta) "Ciliege Africane" o "Amarene del Deserto"!
Abbiamo già chiesto e ottenuto asilo politico dai beles.



6 Giugno 2007

Le foto di Manfred Arno Grundmann, che invia anche i suoi saluti a tutti i "Chichingioli"...


11 Giugno 2007

LE PRESENZE DEL RADUNO 2007

Acquaviva Vincenzo, Alfieri Anton Luigi, Alpi Mietta, Amato Silvana, Apiano Aurelia, Ausilio Vera, Bacchin Claudio, Bacchin Silvia, Baggio Patrizia, Ballerio Enrico, Bibolotti Maria Grazia, Borghi Roberto, Boscarino Stefania, Boscarino Virna, Boattini Danila, Bruno Eros, Bruno Giampaolo, Bruno Giuseppe, Bruno Nicol, Caltanella Tiziana, Calvino Enrico, Capranica Rosalba, Casabona Renata, Cianci Antonino, Cirigottis Paola, Contarino Antonietta, Cordaro Giuseppe, Cosentino Michele, De Leonardis Francesco, De Nadai Anna Maria, Di Gioacchino Raoul, Ester, Favilla Lino, Geraci Antonio, Geraci Romolo, Ghevrejesus Vittoria, Giamberardini Italo, Giamberardini Renata, Giaquinto Maria, Giusto Paolo, Grundmann Manfred, Guidotti Carla, Impollonia Grazia, Kanzen Yona, Kiriakakis Vassili, La Viola Gianna, La Viola Maria Teresa, La Viola Pina, Latilla Guja, Lazzari Padre Claro, Leoni Carlo, Maffei Dino, Magherini Daniele, Magro Antonella, Magro Teresa, Mania Eloisa, Martinetto Antonella, Mary, Melloni Marina, Mibrak Giuliana Bruno, Modenesi Antonio Romano e la moglie sig.ra Nardin Loredana, Mohamed Abdu Ahmed, Mondadori Vanda, Negrin Aldo con con la moglie Vera, Nizzola Gianni, Odino Lorenzo, Orecchia Mario, Pacini Bruno, Papilloud Martine, Pastore Grazia, Pastore Patrizia, Pazzelli Adua, Pelizzari Vanni, Piccoli Bruno, Pugliese Alberto, Quadroni Alessandro, Raffone Alessandra, Rapicavoli Maria Gabriella, Riccetti Elisa, Ricci Sergio, Rigoni Ada, Rivellini Giuseppe (Pino), Rossi Marilia, Russo Gianmarco, Russo Mirella, Russo Rita, Ruth Bekele Burru, Saraceno Vincenza, Scatizzi Luciano, Serena, Srebernic Liliana, Srebernic Stefano, Terrasi Alfonso, Tomei Franco, Toti Daniela, Tresca Dr. Giuseppe e la Dr.ssa Fameli, Verdacchi Alessandro, Vuga Villiam, Zingarelli Giacomo e Immacolata..

CON I SALUTI DI: Anat Dyana, Borghi Suor Rita, Caparrotti Franco, Cirigottis Angelo, Costas Stylianidis, Linda Caudell Feagan, Mariella Annalisa, Montanti Cristina, Pernarella Ida, Raffone Paolo, Rapicavoli Antonio e Giuseppina, Reffo Patrizia, Reffo Virgilio, Romano Fenili Elvira, Serapioni Roberto, Serapioni Sandro.

Chi si è visto ingiustamente escluso dalla lista, ce lo comunichi! Provvederemo a reintegrarlo immediatamente, con le nostre più sentite scuse.
il C.
(15/06/2007)


23 Giugno 2007

UN MINI RADUNO … PRIVATIZZATO

Era un bel pomeriggio di primavera… Cominciano così tante belle fiabe, ma qui si tratta di realtà. Era, appunto, un pomeriggio di primavera a Roma e, più precisamente il 23 Marzo 1993, ben quattordici anni fa! Lidia Corbezzolo, Franca Molitierno ed altri componenti dell'Assiret avevano organizzato di formare una comitiva per andare ad assistere ad uno spettacolo di Vittoria Zinni, la moglie di Remo Girone, per poi andare tutti a cena insieme in un ristorante tipico di Trastevere.
Interessante lo spettacolo, ma da panico il ritrovare tante facce di persone che…. avrei dovuto conoscere, ma che non ricordavo affatto!! Era, ed è ancora così, come se un velo si fosse posato sul mio passato per oscurarlo… Certo: qualcuno l'ho anche riconosciuto (la deficienza senile, evidentemente, non era così avanzata): Franca Molitierno, Remo, Federica Palmieri e Gigi Amarante, Ettore Scola e Giancarla Vicino…. Ma gli altri? Eppure li avevo conosciuti, li dovevo aver frequentati perché mi parlavano come ad una vecchia amica… ed io mi sentivo sempre più scema ed umiliata.
Così le foto che avevo scattato al ristorante, peraltro di non buona qualità, le ho tenute tutte per me senza condividerle con nessuno.
Oggi, mi sento meno egoista e voglio che gli amici del Chichingiolo ne vedano qualcuna.
Matizia
(18/10/2007)


TUTTI DA AREGASH, IL VENERDI' SERA
29 Febbraio 2008

Caro Chichi,
fai sognare un po' di amici, come ho fatto io da Aregash, narrando questo viaggio. Ho trasmesso a tutti i presenti, circa 70, asmarini, cherenini e padovani, una grande speranza: quella che non può mancare dopo tanti anni di guerra, siccità e povertà bisogna comunque credere in un futuro migliore. E' questo lo spirito dei raduni per solidarietà: uno spirito che dà fiducia, per aiutare chi ha meno di noi ma che sentiamo parte di noi.
Siamo pronti per sostenere un nuovo villaggio, un nuovo pozzo, un nuovo impianto fotovoltaico per la corrente. Chi vuole farne parte è libero e benvenuto fra di noi!
Paola Cirigottis
(2/03/2008)


Voglio raccontarvi l'intrepido viaggio che mia madre ed io intraprendemmo nel 1966, partendo da Asmara, con una Fiat 1100.
Avevo 10 anni e per il ponte dal 25 aprile al 1 maggio, quell'anno ci fu proposto di partecipare al gruppo di avventurieri che volevano raggiungere la spiaggia di Archico, una zona tutt'oggi difficile da raggiungere con l'auto, a circa 30 km. da Massaua, direzione Zula, quasi di fronte al Monte Ghedem.
L'eccitazione era grande: si trattava del mio primo accampamento in tende militari, non avendo al tempo fatto esperienze simili: mi sentivo come una giovane marmotta alle prese con i preparativi per equipaggiarmi come meglio potevo. Primo pensiero: cappello e borraccia per l'acqua e per il sole cocente, lenza per pescare da riva e un vasetto di bilie colorate per giocare sulla spiaggia, qualche Topolino per la lettura notturna e…un'attesa incredibile per il grande giorno.
Da Asmara per raggiungere Massaua, si percorrono circa 114 km., che dall'altipiano a 2450m., scende con un continuo cambiamento di panorama al mare.
I tornanti all'altezza di Nefasit sono quelli più pericolosi di tutto il percorso, la strada è molto stretta ed io, come potevo, mi rendevo utile per la compagnia a mamma, che sola, abituata in terra d'Africa, non mostrava alcun tipo di preoccupazione. Papà era mancato già da quattro anni e mamma, donna molto coraggiosa affrontava le varie situazioni non facendomi mai percepire paure.
Una breve sosta a Ghinda, all'albergo "Buon Respiro", per il piacere di una limonata e un panino con l'arrosto delizioso, dopo circa due ore di viaggio. La sosta è d'obbligo per abituare il fisico a scendere dall'altopiano al mare: Ghinda si trova ad un'altitudine di 900 metri, aria fina e piacevole.
Aggiunta un po' d'acqua al radiatore, il termometro segnava 30°, riprendemmo il viaggio per raggiungere a Massaua il resto della comitiva formata da mia sorella Elisabetta, suo marito Giuseppe, il sig. Tortelli e una decina di persone. Unico altro bambino oltre me Carlo, che fu mio compagno di giochi in quei giorni.
L'intenso odore di pesce e mare, mi avvertì che eravamo finalmente a Massaua! Evviva!
Per la prima notte alloggiammo all'Hotel Savoia: il caldo umido tremendo, era sopportabile grazie alla brezza del ventilatore a pale. All'alba ci svegliammo con la preghiera del muezzin della vicina moschea e dopo un buon frappè di papaia e mango, eravamo pronti per la partenza: Omar, provetta guida e pescatore, ci accompagnò.
E così le cinque auto stracariche partirono dirette ad Archico, dove si sarebbe montato il campo.
Trenta km. di pista ci attendevano: 4 jeep, una volkswagen e la nostra balda 1100, si mettevano in viaggio. La difficoltà era molta, mamma però con calma proseguiva: il brutto venne quando ci fu un guado di fiume in secca da attraversare. Ci insabbiammo inevitabilmente e ci vennero in soccorso gli uomini del gruppo… Dalla paura mi salì la febbre a 39… la 1100 non era macchina da pista…
Due ore per arrivare su una spiaggia dove oltre noi, c'erano gabbiani, paguri e granchi sul bagnasciuga e null'altro… Di fronte a noi il Mar Rosso, splendido.
Le tende furono montate e così pure la tettoia per il pranzo: la vita era proprio come un campo militare, ciascuno aveva i propri compiti. Il mio era tenere in ordine la nostra tenda, perché non si riempisse di sabbia e paguri… eh già, i cari paguri, numerosi correvano a destra e a manca. Mi ci ero abituata al loro solletico… visto che mi svegliavo al mattino con qualche ospite sulle braccia...
C'eravamo portati tutto: ma ciò che era sempre da controllare era la riserva d'acqua dolce, per non sprecarla. Ne avevamo appena per lavarci il viso, oltre che per mangiare e bere. I piatti del pranzo e della cena venivano sciacquati in mare, ed io mi occupavo dei nostri. E fu così che un giorno presi uno spavento immenso. Intenta nel mio dopopranzo da riassettare, un piccolo barracuda, forse richiamato dall'odore del cibo, era stranamente a riva e si avvicinava ai miei piedi… Giuseppe, vista la scena, mi avvisò del pericolo e sparò due colpi di fucile in acqua per farlo allontanare… Talmente limpida l'acqua che dalla sdraio dov'era seduto, aveva avvistato lo squaletto…
Lo spettacolo più bello era la sera, quando, spento il fuoco del campo, nel buio della notte, tutt'intorno alla baia di Zula, la riva si illuminava a giorno… era l'abbondante presenza di plancton che ci regalava simile incanto! E noi, tra un canto, una gara di bilie e l'odore di incenso che Omar faceva bruciare, per recitare le preghiere in copto, crollavamo esausti… Furono cinque giorni indimenticabili di emozioni, di contatto con la natura e di avventura… Unico incontro di quei giorni di vacanza un pescatore dancalo, della tribù Afar, che arrivava con la sua barca a remi ogni mattina con ostriche fresche per vendercele…
Non ebbi più altre occasioni di un campeggio speciale come quello. Lo rivivo raccontandovelo con piacere.
E' questo il mal d'Africa: portarsi dentro il cuore la gioia e la semplicità di uno stile di vita improvvisato, fatto di adattamento e semplicità, dove nulla è mai programmato, dove il tempo ti consente meditazione… Perdersi a guardare la Croce del Sud in un cielo stellato la sera, fare il bagno a mezzanotte in mezzo a pesci colorati, cantare gioiosi per una festa e salutarsi quando ci si incontra: da noi il saluto è quasi scomparso per non "perdere tempo"… per correre dove…


 

15 GIUGNO 2008

RADUNO ANNUALE DEL POPOLO ERITREO PER LA RICORRENZA DI SANT'ANTONIO ALLA BASILICA DEL SANTO A PADOVA!

Testo, foto e didascalie di Paola Cirigottis

Cari amici, parlando di vari raduni, questo non l'avevamo mai descritto!
Il 13 giugno a Padova, festa di Sant'Antonio, patrono della città, non si contano i numerosi fedeli provenienti dai vari paesi, ma ciò che non passa inosservato è l'appuntamento annuale, cioè UN BEL RADUNO, organizzato dal popolo eritreo e dai numerosi asmarini, cherenini, massauini che non mancano mai.
Se il raduno non coincide con la domenica, per permettere una vasta partecipazione, è rinviato alla domenica successiva e da un po' di anni a questa parte, essendo sempre crescente il numero dei fedeli, i frati della basilica consentono di prolungare i festeggiamenti, anche per le due domeniche seguenti.
Alle ore 12,00 una messa solenne officiata da vari frati, tra i quali per l'occasione spicca padre Marino, viene celebrata in parte in italiano, nell'altra in tigrino. E' molto commovente pregare e cantare tutti insieme...
Ciascuno da casa ha portato fornelli da campo, piatti e bicchieri in plastica, zighinì, ingere, scirò, tumtumò, bevande, vedure, ambascià che, terminata la messa, vengono offerti anche a chi non ha portato nulla.
I due chiostri della Basilica, nell'area "picnic" sono assediati da tutti gli eritrei e amici vari, e ciascuno offre qualcosa all'altro.
L'incontro è davvero speciale, considerando il grande legame religioso degli eritrei con Sant'Antonio da Padova. Non mancano comunque le sorprese di incontrare gente che non vedi da tempo e la gioia è tanta……….
E così, pensando alla chiesa di Godaif ad Asmara dove si andava a pregare Sant'Antonio, ciascuno di noi silenziosamente prega, invocando salute, pace fra i popoli e prosperità al Santo devoto.
Allietati da un suono di tamburi e di canti, nella spiritualità offerta dal luogo che ci ospita, ci scambiamo sorrisi, abbracci e amicizia, dandoci appuntamento all'anno prossimo!

Paola Cirigottis

* * * * *

E' da tanto, tantissimo tempo (ormai 20 anni quasi) che mi ripropongo di scrivere due righe sul Chichingiolo. E dopo gli ultimi due raduni - la festa per Sant'Antonio e quello di Bassano a casa della carissima Mara - non ho saputo resistere neanche alla stanchezza più tenace.
Inizio subito con un dovuto GRAZIE. A voi tutti sì. Alla mamma, ovviamente, per avermi trasmesso i suoi ricordi e l'entusiasmo "asmarino" per la vita. Ma davvero, grazie a tutti. Siete meravigliosi, e lo dico col cuore. Vi ho respirati sin da piccola quando a Rimini, in occasione di un raduno, mi ritrovai a sognare tra i vostri racconti di genuina amicizia, un legame che non si è spezzato mai, nonostante la guerra che vi ha dispersi nel mondo come polline al vento. E voi, siete diventati frutti. E poi ancora frutti.
Guardandovi, ascoltandovi, vivendovi, ho promesso a me stessa di ricercare persone che potessero rispecchiare un così alto valore di fratellanza. E grazie a Dio, qualcuna ne ho trovata, e pure a loro ho parlato dell'Eritrea e di voi, ho mostrato foto, ho fatto assaggiare il cibo… perché il mio sangue misto di varie origini porta in sé anche un po' di dna che ha respirato l'aria di quella terra, e che è stato scaldato dal suo sole.
Ogni incontro porta volti nuovi a diventare subito parte della grande famiglia di chi si conosce da sempre. Basta trovarsi in un chiostro con il desiderio profondo di far festa, con un piatto di zighinì e un pugno di scirò. C'è chi mi ha visto letteralmente nascere con chi ha solo sentito parlare di me accanto a chi non mi riconosce perché mamma mia quanto sei cresciuta e poi arriva quell'amico dello zio che non sapeva della tua esistenza e subito come ti chiami? di chi sei figlia? e stretta di mano, gran sorriso sincero e i tre baci di rito. Questa è la vostra essenza.
E a chi non capisce, a chi vi pensa solo figli dei colonialisti, a chi è diffidente, basterebbe soltanto affacciarsi a quel chiostro, o spiare da un buco nella siepe dello splendido giardino di Mara, per lasciarsi conquistare.
Mi sento privilegiata. E credo che tutti noi figli, nipoti, e amici di Asmarini, lo siamo. Siete stupendi perché siete proiettati al futuro dell'Eritrea, consci e ricchi di quel sano nodo di un passato comune che vi tiene uniti e che si allarga, ma non allenta, per accogliere i "nuovi". Progetti come quello di Mara per cui sono stati raccolti fondi, o quelli di Associazioni come Bashù in cui mamma è coinvolta da anni, spingono il ricordo a diventare presente per un domani migliore di una terra che tanto ci ha dato. Dico ci perché vedendovi crescere tra Asmara e Massaua, vi ha resi le persone fantastiche che siete con i valori che ora donate a noi, asmarini con la "a" minuscola.
Chiara Morandin
(03/08/2008)

 
Da Mara, giugno 2008
         


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