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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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VOGLIA DI CORSE
Sì, ma piccole
(a cura del Chichingiolo)
             
                           
                           
                           




 

Per questa voglia di corse scaliamo una, due marce, anzi per essere pignoli, scaliamo a 1:43 e parliamo di una passionaccia per le corse sì… ma piccole. Ovvero del modellismo, che per un Asmarino è stato, possiamo ben dirlo, il trasporto di una vita. Ci accoglie in un angolo del Veneto, a un tiro di fionda dal Piave che mormora ancora sereno, e senza preamboli (neppure un caffè!) ci porta dritti nel suo sancta sanctorum, dove fin troppo evidenti sono i segni del sentimento che prova per quello che definisce semplicemente il suo hobby. La zona della casa dove raccoglie "il suo hobby" in teche e vetrinette è tra il reparto notte uno e reparto notte due, piano nobile di una bella casa ricavata da un vecchio edificio rurale ristrutturato. Motore imballato? Via, si parte.

Dove nasce Claudio Bacchin?
Ad Asmara, presso la clinica Carta in un giorno di marzo.

Dove abitava?
In Via Ras Destà Damtow, al numero 4/6 che al tempo dei tempi era in una zona della città chiamata Villaggio Italia, ossia Godaif.

Ricordi per caso anche il numero ti telefono??
Certo, 11503.

Sei stato allievo prima del La Salle e poi del Bottego.
Ho saltato l'asilo, ho cominciato direttamente con le scuole elementari (Maestri Fratel Alfredo prima, Fratel Valentino e Fratel Ovidio poi) e medie al Collegio La Salle poco distante da casa mia, poi diplomato Geometra nell'anno scolastico 1971/72

Da piccolo, cosa sognavi di fare da grande?
Sognavo… difficile da ricordare esattamente, ma sicuramente qualcosa inerente alla meccanica e alle auto da corsa. Se avessi potuto, dopo la maturità avrei fatto volentieri l'ingegnere o il disegnatore meccanico.

Veniamo a bomba. Come ti venne la cotta per il modellismo?
Per una irrefrenabile passione per le automobili che, in parte, ho ereditato dal nonno Giuseppe.

Introduciamo il personaggio.
Nonno Giuseppe era nato a San Bughè di Preganziol (Treviso). Suo padre, il mio bisnonno, era un esperto ed apprezzato falegname. Ad Asmara il Nonno, che pur non avendo frequentato alcuna scuola tecnica poteva rivaleggiare ad armi pari con ingegneri meccanici, aveva un'officina direi quasi tuttofare, dalla riparazione di motori d'auto al montacarichi dell'albergo di Fantozzi a Massaua. Aveva costruito un'altalena gigante per la casa del Sig. De Nadai, ideato apparecchi per cronometrare i tempi delle gare al chilometro lanciato, progettato e realizzato insieme con mio zio Luigi un mogogò a gas, proposito poi abbandonato per difficoltà tecniche ed economiche nonché motivi politici. Da giovanotto aveva costruito interamente da sé un'automobilina a pedali biposto per i figli e un modellino di locomotiva a vapore con tanto di caldaia e stantuffi, quindi realmente funzionante, che fu poi smontata (voleva vedere com'era fatta dentro…) e dispersa da mio zio Luigi, anch'egli con la meccanica nel sangue.

Tale Nonno, tale nipote, detto ovviamente in senso buono.
Ho sempre avuto una gran passione per tutto ciò che "gira", ruote, pulegge, ingranaggi ecc., per la meccanica in generale, per le automobili preferibilmente da competizione, insomma, per tutto ciò che è meccanico. In una vettura, la prima cosa che osservo sono le ruote e il loro assetto.

C'era chi giocava col piccolo chimico e c'era chi come Bacchin che…
… all'età di quattro o cinque anni guidava (solo con lo sterzo stando seduto fra le gambe del papà o del nonno) le automobili americane dell'epoca che c'erano a Gedda (Arabia Saudita) e la 1100 Fiat del nonno ad Asmara.

Neanche il triciclo! Giochi più prosaici no?
Certo, il Meccano! Altra grande passione. Ma c'era anche il triciclo e l'automobilina a pedali (vedi la foto a lato).

C'era da scommetterlo. E coi modellini come la mettiamo?
Sempre più o meno alla stessa età ho montato il primo kit giocattolo scala 1/43, provvisto di ruote sterzanti e motore a molla.

Ricordi cos'era?
Era uno spider rosso con il perno del motore a molla che girando sopra il pneumatico posteriore sinistro, lo faceva girare e quindi muovere il modellino. Successivamente ho cominciato a fare le prime modifiche sui modellini Shuko e Matchbox, seduto per terra, con gli attrezzi che mio padre teneva in una piccola scatola.

I mitici modellini Matchbox!
Erano i primi anni '60 e ad Asmara cominciavano ad arrivare i primi modellini della marca Inglese che la mia mamma acquistava alla "Casa del Vetro": li volevo solo per giocarci. Qualche anno più tardi cominciarono ad arrivare i primi modellini scala 1/43 della Politoys che compravamo da "Bruna". I primi veri kit che ho montato, più per gioco che per il piacere del risultato finale, sono stati però di aerei scala 1/72 circa. Erano gia allora dei kit molto ben particolareggiati e sicuramente adatti a persone più adulte.

I modellini Matchbox - Politoys M

E il primo kit di macchinina?
Ricordo uno stupendo kit della Chaparral 2G scala 1/24 della quale mi sono rimasti solo i cerchioni e i tubi di scarico.

Nel frattempo il ragazzino cresce.
E venne il momento della biciclettina… con motore. La ricordi la famosa carta da gioco fissata con una molletta da biancheria al supporto destro del parafango, che battendo sui raggi della ruota, emetteva rumore? Ecco, quello era il motore. Ebbi l'idea di collegare, con uno spago, la molletta ad un tubo di cartone che ruotava sulla manopola della bicicletta. Ruotando leggermente il tubo si esercitava una tensione più o meno forte sulla molletta che facendo fare più resistenza alla carta sui raggi, faceva aumentare o diminuire il rumore. Così si "accelerava" aumentando la velocità e si "derapava" frenando. Che emozione!

Questo con due ruote. Poi ci fu la volta che armeggiasti con quattro.
A quattordici, quindici anni, con tavole di legno, chiodi, qualche vite e quattro cuscinetti, due piccoli davanti e due un po' più grandi dietro, misi insieme un carrettino tipo i "cuscinetti" dei baal beles, col quale ci inventavamo competizioni strane. Si operava in coppia: uno, il pilota, ci stava seduto sopra e guidava con una corda fissata all'asse anteriore che sterzava e l'altro, il "motore", che spingeva a forza di gambe e braccia. Mi sembrava di guidare una F1!
E alla stessa età ho anche cominciato a guidare la 1100 da solo, col nonno seduto al mio fianco.

E dove facevi le tue "girate"?
Inizialmente per la strada dell'aeroporto, in seguito per la strada che portava a Belesa, poi per la strada per Adi Ugri e Decameré.

A quei tempi però la gran passione di noi ragazzi era la moto. Non mi dire che snobbavi le due per le quattro ruote.
Macchè! A 17 anni la moto l'ho avuta anch'io, eccome. Era una Honda 175 bicilindrica, con forma certamente poco dinamica, con enormi parafanghi tipo Custom e portapacchi posteriore, poi sostituito con un unico e decente bel sellino. Fu un regalo di mio padre. A quei tempi egli lavorava ad Addis Abeba e incaricò alcune persone di sua fiducia ad Asmara di sondare quale fosse la moto da me preferita. Le cose non andarono proprio come avrei voluto perché mi vidi arrivare l'unica Honda 175 disponibile su piazza in quel momento e che non era proprio quella che avevo sempre sognavo. Insomma, una gioia a metà!

E cominciarono le corse.
Mi misuravo con la Vespa 180 di Claudio Guidi, tentai il confronto (impossibile) con le varie Ducati Scrambler 250 e 350, provai qualche salto sulla pista da cross alle "antenne" (ma era come far saltare un ippopotamo), e quindi altri tipi di corse, l'offerta (inevitabile!) di un "passaggio" a qualche ragazza e poi la prima morosetta e scorribande varie. E fra una due e una quattro ruote, continuavo a collezionare modellini scala 1/43. E non scordiamoci la pista Policar…

La Pista Policar! Un sogno per molti.
L'acquistammo da Ertola alla fine dell'anno scolastico 1971, ovvero quando ero in Terza Geometri. Si trattava di una pista a due corsie a forma di otto bislungo con macchinine, se non ricordo male, in scala 1/32 circa. Adattata ad altri elementi di altre marche per farla diventare più lunga, ha visto impegnati personaggi come Guido Battaglino, Ermanno De Faveri, Giuseppe Giuffré in sfide infinite. Altre piste hanno testimoniato di competizioni fra me, Claudio Guidi e Roberto "Gatto" Gariboldi.
Avevo tentato, facendo prove su prove e cambiando decine di particolari, di preparare un modellino con la trazione anteriore: ero e sono tuttora convinto che riuscire nell'impresa avrebbe dato al modellino una tenuta di strada ottima. Le difficoltà e altri passatempi, moto per prima, mi hanno fatto perdere ogni volontà. E addio giochi.

Dopo la maturità, un trasferimento.
Sì, dal 1972 al 1975 mi sono spostato ad Addis Abeba per lavoro e anche lì è continuata la cerca dei modellini. Dopo il mio arrivo ad Addis Abeba, mi feci arrivare la moto da Asmara e dopo qualche tempo la affidai ad un amico che la sottopose ad una cura… di bellezza: gli assottigliò i parafanghi perché diventasse molto più bella. Un primo tentativo di cambiarle look lo avevo proposto al sig. Aquadro, ad Asmara, ma non se ne fece nulla per mancanza di fondi.

Quando sei arrivato in Italia?
Nel 1975. Proprio in quell'anno ho iniziato a lavorare sui primi kit importanti, una Brabham BT 44 B e una Tyrell 003 scala 1/12 della giapponese Tamiya, montati sul tavolo della sala da pranzo di una zia presso la quale ero ospite; come officina, la scatola che conteneva il kit stesso. Nel 1980 ho acquistato i primi modelli Die Cast e due kit della Solido, una Ford RV Capri 2600 e una Fiat 131 Abarth Rally, kit che venivano considerati giocattoli, ed erano in effetti poco dettagliati.

Brabham BT44 B
Ford Capri

Cliccare sulla foto per ingrandirla

A proposito di Fiat Abarth, c'è un aneddoto curioso. Cosa mi racconti?
Ti dico che una ditta del Varesotto, negli anni scorsi mise in commercio un kit chiamato proprio Fiat Abarth 2000-1970 Lino Rossi #2 Asmara Grand Prix. Ricordo di averlo visto e ora mi mangio le mani per non averlo acquistato a suo tempo! Ma mi rifarò modificando un modellino acquistato in edicola (nella foto che vedete qui a sinistra), la prima Fiat Abarth, la OT 1300, del bravo Lino. Per ottenere un buon risultato ho bisogno di documenti fotografici dei quali però sono per il momento sprovvisto. Se non altro mi sono procurato almeno una targa...

Chissà che Lino non legga questa chiacchierata e sia egli stesso a fornirti le foto che cerchi.
Magari! Sarebbe gran cosa oltre che emozionante.

Veniamo agli anni Ottanta.
Dall' 80 all' 85 ho comprato modellini DieCast di varie marche e kit di aerei scala 1/72. Nel 1985 inizia la vera ascesa verso quello che oggi è il mio hobby preferito al quale dedico circa 3/4 ore al giorno, pazienza, risorse e spazio.
I primi kit seri montati ancora in condizioni precarie ma con l'impegno e i materiali necessari, sono stati la Ferrari 612 Can Am #16 della Leader Kit (ricordo che lo pagai 35.000 lire), e le Alfa Romeo 33/3 del '69 e '71, sempre della stessa casa.

ferrari 612
Ferrari 612 Can Am
Alfa Romeo 33/3

E' arrivato il momento di svelare come "nasce" un modellino.
Dobbiamo distinguere perché ci sono modellini che sono già pronti in scatola di montaggio e ci sono invece modellini che nascono da mani esperte di coloro che li creano, anzi sarebbe proprio il caso di dire li modellano, praticamente dal nulla basandosi su documenti fotografici. Di questi ultimi, rammento una favolosa Chaparral 2F auto costruita da Michele Lembo, un modellino lungo circa 40 cm. Considerando che
erano gli anni '70 e che non esistevano né i materiali né i documenti che abbiamo a disposizione oggi, era un vero capolavoro.

BRM
BRM p158

I tuoi?
I miei modellini sono in scatole di montaggio, scala preferita (per motivi di spazio) la 1/43 con qualche eccezione in scala 1/24. Me li procuro presso rivenditori sparsi un po' ovunque, in Italia e all'estero. Infatti diversi li ho acquistati da un costruttore Inglese e uno, la BRM 158, l'ho fatto arrivare direttamente dagli Stati Uniti.

E con le spese, come la mettiamo?
Potremmo considerarle spese pazze, visti i prezzi che questi modelli hanno sempre avuto e che hanno al giorno d'oggi, ma a parte qualche pezzo dal costo veramente proibitivo, quelli che acquisto hanno cifre "accettabili".
Il prezzo dipende dalla scala, dalla quantità dei particolari e dalla rinomanza del produttore.

Prova a elencarci le fasi di montaggio.
Sembrerà fin troppo scontato, ma la prima cosa che faccio è aprire la scatola e controllare che ci siano tutti i componenti indicati nelle istruzioni. Successivamente trasferisco i componenti in apposite cassettine e scatolette. Quando decido di mettermi all'opera, leggo e studio le istruzioni, quindi comincio con la sbavatura e limatura delle parti che compongono i vari blocchi del modellino, ossia il blocco motore, il cambio, le sospensioni (solo per le monoposto), l'abitacolo, la carrozzeria, gli alettoni. Poi viene la vetratura. Alcuni componenti vanno, qualora fosse richiesto, piegati e altri forati con punte finissime. Passo poi alla prova di assemblaggio, stuccatura, pulitura e sgrassatura. Segue la verniciatura e l'applicazione delle decals, ovvero le decalcomanie con cui si "veste" la carrozzeria. Completo il lavoro con una spruzzata di vernice trasparente protettiva. L'assemblaggio è così terminato.

Quanto tempo occorre per ultimare un modellino?
Non ho mai calcolato quanto tempo trascorre dall'acquisto della scatola di montaggio alla esposizione in vetrina perché tutto dipende, come dicevo, dalla qualità del kit.

Indy Cars
Hawk STP

F1
Shadow Ford DN

Sport Prototipi
Matra 670 C
Can Am
Lola T220
Ferrari 512 BB Turbo
Lancia Fulvia HF F&M2

Alcuni modellini sono invece il risultato di una rielaborazione di modellini Die Cast: dell'originale sostituisco soprattutto ruote, dettagli del motore, modifico qualche altro particolare e applico le decals giuste. Qui sotto, da sinistra a destra, potete vedere una Fiat Abarth 3000 radiatore alto. La prima foto è la vettura originale (anche se porta il numero 1), al centro un modellino della Politoys acquistato ad Addis Abeba, ed infine, a destra, lo stesso modellino Politoys risultato delle mie modifiche e rielaborazioni.

Vettura originale
Modellino Die Cast Politoys prima e dopo le modifiche

Quanti sono i pezzi della tua collezione?
Al momento 780: sono tutti esposti in vetrine, tranne sessantotto che sono ancora da montare e una quindicina di montati da modificare. I kit che ho assemblato al momento sono 145.

Sarebbe un bel traguardo se potessi fare cifra tonda: 1000.
Il traguardo è raggiungibile: basterà acquistare un paio di modellini montati ogni tanto e qualche kit e sperare di riuscire a montarli. Ce la farò prima che incomincino a tremarmi le mani o a scarseggiare la pazienza o che cali la vista? Speriamo! Di recente ho iniziato a fotografare e catalogare i modellini con i relativi dati del kit e della vettura vera e propria.

Qual è stato l'ultimo modellino che hai completato?
Non è una monoposto ma un elicottero Westland Gazelle. Lo avevo ricevuto in regalo da Bruno Piccoli e l'ho assemblato alcuni giorni dopo che è venuto a mancare. Ho voluto ricordare così un caro amico che non c'è più.

Se altri collezionisti volessero contattarti, possono scriverti?
Certo. La mia mail è: clabac54@libero.it

Grazie Mister Modellismo. Appuntamento al prossimo Grand Prix.
Sì, alla curva della Croce del Sud. O alla Ghiacciaie di Massaua, se preferisci... Viva Lino Rossi!!!

 
3 Marzo 2012

              Foto di Walter Castaldo              
                           
                           
                           

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