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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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RICORDI DI FAMIGLIA
di Angelo Selvi
 

 
Sono passati più di settant'anni. Era il 1937 quando partimmo per l'Eritrea. Il babbo ci aveva preceduto imbarcandosi a Napoli sul piroscafo "Italia" il 27 maggio 1937. La Mamma, i miei fratelli Ettore, Enzo ed io viaggiammo invece sull' "Urania" in partenza da Napoli il 4 novembre 1937.
Ormai di tutta la famiglia siamo rimasti solo Enzo ed io. Il piroscafo Italia giace sul fondo del Mare Adriatico dal 1944, il relitto dell'Urania, autoaffondatasi il 3 Aprile 1941, si sta lentamente disfacendo nei bassi fondali di Dahlak Kebir. Questa piccola nave ha fatto la spola per anni tra l'Italia e Massaua, trasportando migliaia di Italiani che cercavano una nuova vita in Colonia.
Chissà di quanti sogni, speranze, illusioni, paure sono state testimoni quelle lamiere ormai corrose dalla salsedine.

 
 

Il relitto dell'Urania. (Foto dal sito www.eritreadivers.com)
 

Il 6 Agosto 1948 il Babbo ed io rimpatriamo con un DC3 ET-T-15. Il 20 Settembre 1948 fu la volta della Mamma e dei miei fratelli col DC3 ET-T-14. Finisce così l'avventura africana ed inizia il periodo dei ricordi e della nostalgia.


 

Per rievocare quel periodo, vorrei lasciar i miei pensieri correre liberi, non escludendo le piccole cose di ogni giorno, che poi sono quelle che danno il vero significato della vita.
AFRICA…AFRICA… o forse dovrei dire AFFRICA con due "effe", come la chiamavano i nostri vecchi? Il primo feeling con questo Continente lo ha avuto mio zio Beppe agli inizi del 1900. Eccolo qui, nel 1912 , baldo geniere addetto alle trasmissioni, in Dancalia: nella prima foto, è il secondo in piedi da sinistra. Congedato si mise a fare il commerciante viaggiando sia in Eritrea che in Etiopia, specialmente nel Galla Sidamo.

E' a Massaua nel 1918 ed a Gondar nel 1936 con alcuni vecchi coloniali. Sul retro della seconda foto leggo: da sinistra Strani del radiotelegrafo del Consolato, Lutten della missione etnografica francese, Padre Souriac Missionario francese, Lager francese, ed ultimo mio zio.
Si innamorò di una splendida Dancala ( in verità io non la ho mai vista) ed ebbe una figlia di nome Matilde, che però crebbe in Italia con mia zia Nina. Tra alterne vicende visse quasi sempre in Eritrea fino al 1968 : ecco una foto del suo funerale.



Appena arrivati ad Asmara abitavamo in viale De Bono, in uno di quei palazzi gemelli immediatamente prima del Cinema Excelsior. Mio padre lavorava negli stessi edifici come direttore delle filiali SICFA e A.REJNA.

Nella seconda foto, al centro il Governatore dell'Eritrea Giuseppe Daodiace, il Frate a sinistra dovrebbe essere Padre Fulgenzio mentre la persona alla estrema destra si chiamava Giuseppe Bruognolo. Era dipendente della SICFA e cadde in combattimento il 27 febbraio 1941 a sud-ovest delle Isole Maldive durante lo scontro tra l'incrociatore Neozelandese Leander ed l'incrociatore ausiliario (ex nave bananiera) RAMB I. Non fu il solo a perdere la vita nel compimento del dovere di soldato. Il 21 febbraio morì il suo collega Ignazio Caruso per le ferire riportate al fronte.
Dopo qualche tempo ci trasferimmo al Villaggio Paradiso, strada 7 n° 3, di fronte al Palazzo Belli, in una villetta con tanto verde. Per muoverci usavamo la bicicletta, il furgoncino Balilla della ditta ( dopo la guerra), il calesse tirato dal mite cavallo Biagio ( durante la guerra), oppure l'autobus della Salvati linea 2 che aveva il capolinea al Campo Cicero, e la nostra fermata cinquanta metri davanti a casa. Questa era la tessera:

E queste sono la bolletta della luce, intestata al proprietario della villetta, la tassa rifiuti e il bollo del furgoncino Balilla della SICFA:


Il primo Aprile 1941 Asmara capitolò ed iniziò il periodo di occupazione inglese. Tra l'altro fu istituita una nuova carta d'identità:

 

Dopo essersi diplomato, mio fratello Ettore cominciò a cercare qualche lavoretto. Collaborò con la Ditta Verolini, che produceva vino, e con l'Evacuation Office. Ignoro con cosa facesse il vino la Ditta Verolini, perché non mi risulta che in quegli anni vi fossero vigne in Eritrea. Il prodotto era una gradevole bevanda di colore rosato e di sapore abboccato.

Mio fratello si trasferì poi a Massaua, dove gestiva un negozio della Ditta Arata, sull'angolo di Piazza degli Incendi, vicino alla Moschea, coadiuvato dal fedele Soliman. Quando era possibile, mio fratello Enzo ed io lo raggiungevamo. Io preferivo dormire sulla terrazza, su un hangareb, e mi piaceva sentire il brusio degli avventori che bevevano ciai nei bar in piazza, ed il rumore secco delle tessere del domino che venivano battute sui tavolini.
Le mattinate venivano passate in mare con la barca n° 11 di Mohammud che ci portava al largo dell'isola Verde a fare il bagno. A mezzogiorno pranzavamo al ristorante del Lido, ed il ricordo che ho più vivo è la gommosità del pane. Trascorrevamo la sera o al cinema all'aperto o seduti sul muricciolo della diga che porta a Taulud nella speranza di catturare un refolo di aria fresca.

Ettore intanto aveva preso la patente. Quasi tutte le settimane tornava a casa all' Asmara, ma le gomme si consumavano...


Con la proclamazione della Repubblica, il 2 Giugno 1946, si risvegliarono i sentimenti Mazziniani. Il Maestro Manera compose un inno e lo pubblicò per i tipi della Tipografia A. Cicero. Ettore ne ricevette una copia con dedica autografa dell'Autore. Sull'ultima pagina un po' di pubblicità, con tanti nomi che sono ancora impressi nella nostra memoria.
Da notare la postilla in calce, che devolve parte dei diritti d'autore ai bisognosi.


Ritornare al passato è faticoso. Quasi quasi chiudo il computer e me ne vado al cinema. Cosa danno all' Impero? Non mi costerà molto perché ho un buono di sconto...

 

28 Maggio 2009

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